« Fra le altre pubblicazioni italiane ce n'è di certo delle pregevoli, ma molto si è pubblicato alla ventura; e da Roma stessa la libreria letteraria scolastica e scientifica ha fin qui avuto scarso alimento, onde l'azione della capitale sulla rimanente Italia è stata, per tale ri guardo, fino ad ora quasi negativa. « Per provvedere adunque al bisogno urgente di far risorgere, col mezzo di buoni libri. gli studi nazionali, si è ora costituita in Roma, col nome augurale, solenne e comprensivo di Dante Alighieri, una società editrice, che sarà diretta dal cav. prof. Enrico Morelli, il quale a non comune perizia nella difficile industria libraria, unisce speciali requisiti, acquistati per larga esperienza nel pubblico insegnamento. Lo scopo che la società si propone e la scelta del direttore sono quindi sicuro affidamento che nelle relazioni cogli autori la nuova casa editrice, userà i maggiori riguardi dovuti a sì nobile classe, e che il consiglio e l'opera degl' insegnanti saranno specialmente ricercati e graditi. « Cura degli scrittori essendo quella di attendere al libro con ogni diligenza, perchè riesca in ogni sua parte finito, di facile lettura e ricco di nozioni utili e precise, la società dal canto suo metterà il massimo impegno per divulgarlo e dargli credito, di maniera che gli autori possano ritrarre dalle loro fatiche un adeguato e continuo compenso. La serietà degl'intenti, il sincero desiderio di promuovere vigorosamente da Roma la coltura nazionale, e il proposito d'un perfetto accordo con gli autori fanno sperare alla società l'aiuto degli intelligenti acciocchè l'opera sua riesca al fine vagheggiato d'innalzare la mente, di ravvivare lo spirito e di ritemprare il carattere della gioventù italiana ». - Il sign. Paget Toynbee che lavora, da qualche tempo, attorno ad un suo Dizionario della divina Commedia, ha stabilito di dividere la publicazione di questo lavoro in due grandi parti. La prima, che sarà completa per tutte le opere del nostro poeta, cosi latine come volgari, conterrà gli articoli che trattano dei nomi propri; la seconda conterrà il vocabolario propriamente detto. Il Toynbee ha poi in animo di aggiungere alla seconda parte un Vocabolario del Convivio, della Vita nuova e del Canzoniere dantesco. Al teatro Indipendente di Londra ha avuto buon successo la rappresentazione di una scena intitolata Dante protagonista di un idillio, nella quale gli autori signori Dobbs e Righton si rivelano esperti conoscitori della nostra letteratura. Il prof. L. Leynardi sta preparando un lavoro estetico-psicologico sulla divina Com. media che sarà come il compimento del recente studio di Enrico Mestica sulla psicologia scientifica dell' Alighieri. — G. Trenta, in un opuscolo edito dallo Spoerri di Pisa su La Tomba di Arrigo VII. discorre, fra le altre cose, di ciò che Dante fece pel Lussemburghese, e di quello che il Lussemburghese, indirettamente e senza buon frutto, operò in favore di Dante. A cura della casa editrice Sonnenschim sarà publicata fra breve una nuova traduzione inglese dell' Inferno in stanze spenceriane opera di G. Musgrave. Nel no. 9744, anno XXVIII, il Secolo, commemorando il senatore Giacomo Moleschott, osserva, tra altro, come egli fosse uno dei più ardenti« sostenitori della cattedra dantesca in Roma, perchè considerava Dante non solamente come divino poeta ma come l'eroe del pensiero della patria: nello insegnamento della letteratura italiana son parole dell'insigne scienziato — Dante è la base e la coronazione dell' edificio, come ne è il sole e il fiore. Nella sua poesia fluisce la vera epica d' Omero, vi palpita l'arte e il pensiero di Vergilio; la versatilità di Ovidio si incontra col sentimento patetico di Sofocle, la tenerezza di Tibullo coll'autorità di Pindaro.... Dante non ha limiti come non ha limiti il mare. Così scriveva e parlava il Moleschott, perchè sentiva tutta la bellezza e la grandezza della poesia. Quale insegnamento a certi nuovissimi cultori delle scienze esatte che vantano un su perbo disdegno per tutto quanto è arte, bellezza, idealità! Il Moleschott a trentacinque anni non aveva letto un sol verso del divino poeta, perchè da giovane si era promesso che un giorno lo avrebbe letto nella sua propria lingua. E studiò l'italiano per leggerlo e, leggendolo, diss' egli in Senato il 23 di giugno 1887, si è in me acceso l'amore, l'ammirazione, la venerazione del suo paese a tal punto che se io ho il grande onore di trovarmi a questo banco io lo debbo a Dante ». - La Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari dell' editore S. Lapi di Città di Castello, si inaugurerà in questi giorni con le Postille di S. Betti alla divina Commedia, edite per la prima volta a cura del prof. G. Cugnoni. La Madonna di Dante è il titolo di un breve studio del sacerdote S. Romeo, edito dal Giannotta di Catania. una volta per sempre che nel Giornale È utile dichiarare dantesco noi lasciamo sempre libertà piena ai collaboratori di esprimere le loro idee, sopra qualunque argomento, anche se queste idee non rispondano perfettamente alle nostre. LA DIREZIONE. Alla direzione del Giornale dantesco son pervenuti in dono i seguenti libri: Antognoni Oreste. - Saggi di studi sopra la Commedia di Dante. Livorno, tip. di Raff. Giusti, editore-libraio, 1893, in 16o. (Dall'autore). Barbi Michele. Contributi alla biografia di Dante. Firenze, tip. di Salvadore Landi, 1893, in 8°. (Dall'autore). Bertacchi Cosimo. Dante geometra: note di geografia medievale, ecc. Torino, Istituto Fornaris-Marocco edit., (tip. G. Candeletti), 1887, in 8". (Dall'autore). - Brognoligo G. Montecchi e Cappelletti nella divina Commedia. Bologna, tip. Fava e Garagnani, 1893, in 8°. (Dall' autore). Catalogo della libreria antiquaria di Max Kantorowicz. Anno II, no. 10, ott. 1892. Let teratura italiana. I quattro poeti Dante, Ariosto, Petrarca, Tasso. Letteratura spagnuola e portoghese. Letteratura inglese. Milano, (s. tip.), 1892, in 8°. (Da M. Kantorowicz). Catalogo di libri antichi e moderni vendibili alla libreria Dante di R. Sercelli. Firenze, tip. di Egisto Bruscoli, 1893, in 16o. (Da R. Sercelli). Catalogue des livres composant la bibliothèque de feu m. le comte J. Manzoni. Séconde partie. Città di Castello, S. Lapi, 1893, in 8o fig. (Da G. Sangiorgi). Del Lungo Isidoro. Pagine letterarie e ricordi, Firenze, G. C. Sansoni, editore, (tip. di G. Carnesecchi e figli), 1893, in 16.° (Dall' editore). Durand-Fardel Max. Dante Alighieri. Paris, P. Ollendorf, editeur, (tip. Chamerot et Renouard), 1893. (Dall' editore). Imbriani Vittorio. Studi danteschi, con prefazione di F. Zocco. Firenze, G. C. Sansoni, editore (tip. di G. Carnesecchi e figli), 1891, in 16.o (Dall'editore). Inguagiato Vincenzina. --- Dantes Xristi Vertagus: conferenza letta nel Circolo Empedope di Girgenti, tip. Farmica e Gaglio, 1893, in 8.o (Dall' autrice). Marozzi Raffaele. Una lettera sopra l'ortografia dantesca. Siena, stab. tip. Nava, 1890, in 18.° (Dall' autore). Morpurgo S. I manoscritti della r. Biblioteca Riccardiana di Firenze. Vol. I, fasc. 1o. Roma, presso i princ. librai (Prato, tip. Giachetti) 1893, in 8o. (Dal Ministero dell'Istruzione). I codici riccardiani della divina Commedia. Firenze, tip. di S. Landi, 1893, in 8°. (Dall'autore). Nottola Umberto. -Studi sul canzoniere di Cino da Pistoja. Milano, tip. nazionale di V. Ramperti, 1893, in 8°. (Dall' autore). - Petrosillo Raffaele. A proposito di una conferenza sulla divina Comedia. Milano, stab. tip. Insubria, dell' editore C. Aliprandi, 1893, in 8.o (Dal prof. G. Franciosi). Ravazzini Emiliano. Trisenso della lonza, del leone e della lupa nella divina Commedia. Reggio-Emilia, tip. operaia, 1893, in 16.° (Dall'autore). Scartazzini G. A. Prolegomeni della divina Commedia. Introduzione allo studio di Dante Alighieri e delle sue opere. Leipzig, F. A. Brockhaus, 1890, in 16.o (Dall' autore). Bindo Bonichi da Siena e le sue rime. Torino, E. Loescher, 1893, in Sanesi Ireneo. 8.o (Dall'autore). Vaccheri G. G. e C. Bertacchi. Cosmografia della divina Commedia. La visione di Dante Alighieri considerata nello spazio e nel tempo. Torino, tip. editr. G. Candeletti, 1881, in 8.o (Dal dr. C. Bertacchi). Proprietà letteraria. Venezia, Prem. Stab. tipografico dei Fratelli Visentini, 1893. LEO S. OLSCHкI, edit. e propr. G. L. PASSERINI, direttore. MASSAGGIA LUIGI, gerente respons. IL PRINCIPATO CIVILE DEI PAPI SECONDO LE DOTTRINE POLITICO - RELIGIOSE DI DANTE ALIGHIERI (Continuazione e fine 1) >> Il Poletto poi passa ad esaminare altri luoghi della Monarchia, sulle concessioni dell' imperatore Costantino, l' indisposizione sua nel dare e l'indisposizione della chiesa a ricevere : « Modo dico » sic: Aut ille Imperator erat, cum dicitur Ecclesiae contulisse (cioè Romam cum multis aliis imperii dignitatibus), aut non; et si » non, planum est quod nihil poterat de Imperio conferre. Si sic, » quum talis collatio esset minoratio jurisdictionis, in quantum Impe>>rator, hoc facere non poterat. Amplius, si unus Imperator aliquam particulam ab Imperii jurisdictione discindere posset, eadem ra» tione et alius. Et quum Iurisdictio temporalis finita sit, et omne » finitum per finitas decisiones absumatur, sequeretur, quod Iuri» sdictio prima posset annihilari: quod est irrationabile ». In questo passo Dante insegna che l' imperatore non poteva in nessun modo donare ad altri Roma, nemmeno se si fosse riservato su di essa l'alto dominio imperiale, perchè il donare in qualsiasi modo Roma ad altri sarebbe stato un minorare e uno scindere l'impero. Al >> 1 Vedi il quaderno IV, pag. 145. Giornale Dantesco 16 passo: « Quare si Ecclesia recipere non poterat, dato quod Con>>stantinus hoc facere potuisset de se; actio tamen illa (di cederle » parte della sua giurisdizione) non erat possibilis, propter patientis indispositionem. Patet igitur quod nec Ecclesia recipere per mo>> dum possessionis, nec ille conferre per modum alienationis poterat »> il Poletto commenta: Da queste ultime parole rampolla evi» dente che, ove si fosse trovato un modo da evitare da parte della >> Chiesa la possessione, e da parte dell' Impero l'alienazione (che » è quanto dire minorazione di giurisdizione) Dante ammette che » l'Impero poteva legittimamente dare alla Chiesa un Patrimonio » territoriale, e la Chiesa poteva legittimamente accettarlo e pos» sederlo. Credo che nessuno potrebbe impugnare la verità di » questa mia deduzione che scaturisce dalle premesse di Dante, » anche se l'Autore avesse qui interrotto la trattazione del suo ar»gomento ». Io invece dico che l' Alighieri, parlando della donazione di Costantino, non specifica quali fossero le dignità imperiali cedute a papa Silvestro ; ma dice chiaro che non poteva cedere Roma perchè questa, dovendo essere la sede dell'impero, la equipara ad una dignità dell'impero stesso; perchè il governare civilmente la sede dell'impero non può spettare che all' imperatore; e il cederne ad altri il governo sarebbe stato, come già si è detto, un minorare la giurisdizione, vale a dire, secondo Dante, scindere l'impero e distruggerlo. Ecco ora il cavallo di battaglia del Poletto che entra in lizza: << Dante, proseguendo, immediatamente soggiunge queste memora» bili parole: Poterat tamen Imperator in patrocinium Ecclesiae pa>> trimonium et alia deputare, immoto semper (ecco la sola condi»zione da lui richiesta) superiori dominio cuius unitas divisionem » non patitur. Poterat ed Dei Vicarius recipere, non tamquam pos»sessor, sed tamquam fructuum pro Ecclesia proque Christi paupe» ribus dispensator; quod Apostolos fecisse non ignoratur ». «E da queste parole, dice il Poletto, a nessun onesto critico » può sfuggire, che Dante non solo non vede ne impossibile, nè ingiusta, nè inconveniente, la collazione di un Patrimonio ter» ritoriale alla Chiesa, e anche qualcosa di più (et alia), in patro» cinium, in suo vantaggio e difesa e decoro, ma che ne riconosce » tutta la legittimità, sia da parte del conferente, sia da quella del >> ricevente, richiedendo perciò una sola condizione, cioè immoto. » semper superiori dominio, purchè fosse salvo l'alto dominio da » parte dell'Imperatore, e per tal guisa tale donazione cessava di » essere una scissura nell' impero, nè v' era più luogo che diventasse » per l'Imperatore una minoratio jurisdictionis; ciò che solamente |