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Cesari però non addottarono sempre l'ingiunta condizione. Ughelli p. 581. Mainati T. II P. 261.

135. GIOVANNI figlio di Mochor, e di Nemarna di Parenzo, nel 1419 fu canonico di quella cattedrale, e nel 1457 vescovo di Arbe, quindi nel 1442 traslatato alla sede della sua patria. Dal suo testamento si rileva, ch'egli fu parroco in Padova, predicatore, esaminatore nel collegio de' teologi, e ch'ebbe una buona libreria, e fece de' ristauri nel palazzo vescovile. Dopo 15 anni morì, e fu sepolto in quella cattedrale. Ughelli T. v. p. 411, e meglio il Vergottin. Sagg. pag. 77, 84.

136. GOPPO Antonio triestino, decano e canonico di quella cattedrale, fu assunto al vescovato della sua patria nel dì 15 naggio 1451. Dice l'Ughelli T. v. p. 582, che dopo aver amministrato con somma vigilanza la commessagli chiesa, avendo celebrato varii sinodi, e stabilito il suo clero a correttissimi costumi, passò alla miglior vita nel 1487 dopo 37 anni di reggenza. Mainati T. II. p. 267.

1442 di Parenzo.

1451 da Trieste.

1459 di Capo

137. Maestro FRANCESCO da Capodistria distria. servita, concittadino del Novaria (vedi cap. V. articolo: Torniello Novaria generale de' Servi) dal pontefice Pio II. fu destinato arcivescovo di Epidauro. Secondo il Farlati T. vi. p. 168, 173. sembra però questo un errore, mentre nel 1460 si vede arcivescovo di Ragusi il servita Francesco Capio di Siena cugino del pontefice suddetto, quando non fosse l'altro Francesco Capiteo, ossia de Capitibus del 1463.

1478

138. PASCASIO da Gallignana di arcidi Galli- diacono fu fatto vescovo di Pedena, e po

gnana.

1482

di Montona

scia vicario generale del patriarca di Aqui

leja nelle cose spirituali e temporali per tutti i luoghi del suo dominio posti fuori del Friuli, come si riscontra dall' istrumento di consacrazione dell' altare di S. Girolamo nel castello di Verme. Costanza parroco di Cherbune, e cancelliere vescovile di Pedena; manoscritto intitolato. SERIES EPISCOPORUM PETINENSIUM.

139. VOSICH Simone da Montona, nel 1454 fu lettore e canonico di Strigonia nell' Ungheria, quindi suddiacono della sede

apostolica, canonico di Treviso, e poscia vicario generale di Andrea Gondulmiero patriarca di Venezia.

Essendo in questo incarico dal pontefice Pio II. nel 1462 fu fatto arcivescovo di Antivari, come dal Tom. II degl' istrumenti della camera apostolica p. 124. 2 Jan. an. 1462. Simon Montona electus Antibar., e nel libro delle Provvisioni del sacro colleg. pag. 18. Anno 1462. 4 januarii Simon Archiep. Antibar. provisus.

Essendo il nostro Simone caro ed utilissimo al patriarca Gondulmiero, di mal grado potè tollerare la di lui partenza da Venezia, e perciò il Vosich la ritardava; ma il pontefice lo ammonì con lettere, e gli impose che senza dilazione alcuna si dovesse portare al suo arcivescovato. Il nostro Simone vedendo la sua chiesa posta in angustie per le guerre che colà dominavano, ed essendogli grave abbandonare Venezia, ripugnava di portarsi colà, ed invece vi stabilì un vicario, operando così per compiacere al patriarca Gondulmiero, che soffriva di mal animo il di lui allontanamento, nella qual

forma non ubbidendo Simone al comando pontificio, irritò quel pontefice in modo che pensò dimmetterlo di arcivescovo, mentre nei registri di Pio II. Tom. 39 pag. 134 si legge: Anno 1462 18 cal. maji Simon de Montona olim archiep. Antibar., et vicar. generale Patriarchæ Veneti. In questo anfratto il veneto senato vi s'interpose, e col mezzo di Niccolò Sagundino vice - ambasciatore della repubblica presso il pontefice, supplicò Pio II., onde permettesse che l'arcivescovo Simone rimanesse in Venezia sino a che il patriarca trovasse un vicario opportuno e capace di sostenere degnamente l'incarico di vicario in successione a Simone. La lettera del senato è portata dal Farlati, ed è commendevole per il nostro Simone, che giudicar devesi persona di gran merito e dottrina, avendosi la repubblica stessa preso l'assunto di sua protezione.

Il pontefice non aderì agli offizj della repubblica, ed anzi si inacerbò vieppiù contro il patriarca e l'arcivescovo, perchè l' uno differiva provvedersi di vicario, e l'altro tergiversava coll'appoggio che il patriarca gl'impediva portarsi alla sua sede.

Il veneto senato nuovamente pose la suá mediazione, e passò parte al 26 maggio 1463 che di nuovo scritto fosse all' ambasciatore á Roma, perchè supplicasse sua santità, a nome della repubblica, di aderire alle istanze del patriarca, ed a quelle dell' arcivescovo Simone.

Il pontefice finalmente ascoltò benignamente e ricevette i voti della repubblica, rimmettendo nella sua grazia l' arcivescovo Simone, concedendogli facoltà di eleggersi a piacere un' amministratore della sua sede, come dalle lettere pontificie (Reg. Tom. 26 p. 164).

Nell'anno stesso 1463 il nostro Simone fu spedito dal pontefice legato al re d'Ungheria per oggetti gravissimi che interessavano la repubblica cristiana, come da bolla dello stesso Pio (Reg. Tom. 43 pag. 333). Due anni circa durò la sua legazione nell'Ungheria, e nel 1465 si scorge dai registri di Paolo II. (Tom. 2 p. 305) che risiedeva nella città di Strigonia. Compita la sua missione si deve credere che fosse passato alla sua sede, mentre nel 1467 dal pontefice

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