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istavano pure attenti a mirare, come 10 mi havessi portare in queste esequie; 10 arditamente (per gratia di Dio) non solo NON VOLLI ricordar mai a mio fratello confessione auriculare, et untione estrema, ma è vero che 10 dedi commiato a' frati, et che io non ordinai che si havesse a dir messa alcuna, feci far le esequie meno imbrattate che io potei. Certo le più Christiane non ka anchor veduto quel paese. »

Eccomi monsignor reverendissimo, che con testimonianza del fratello ho mostrato colui essere stato heretico, et morto in contumacia con Christo. Quale spettacolo dobbiamo noi pensare che fosse quello a quel la città? et quale horrore nella mente de' cattholici ? cost irreligiosamente morto fu posto in un deposito nel duomo di Capodistria, dov'è ancora, vicino alla porta, per la quale il vescovo ordinariamente entra in quella chiesa, et ne esce, forse quanto è lungo esso deposito: et è vicino al vaso dell'acqua santa : et fu fatto da un muratore della scuola Vergeriana (che poi si ridisse) il quale quello fabbricando bagna

va per ischerno i mattoni nell' acqua benedetta. Et cosi il corpo di uno heretico in un monumento sacrilego fu deposto in luogo sacro. Il che di quanto scandalo sia stato, sia, e possa essere a' catholici, ogniuno lo si può imaginare, veggendosi massimamente che si lungo tempo si COMPORTa da chi vi dovrebbe provvedere. Io GLE NE HO SCRITTO MA HO CANTATA LA CANZONE AL SORDO.

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Non mi stenderò in amplificar la cosa con parole: che non vorrei che altri pensasse che io lo fucessi ad onta. Dio mi è testimonio della mia intenzione. Sono alcuna volta ripreso, che io mi riscaldo troppo in queste materie Io bramo che coloro, i quali sono buoni maestri in parole, quando hanno la autorità, habbiamo animo da eseguire quello che sanno insegnare. Il che quando essi non hanno, qual' è quell' animo veramente christiano, che possa starsi senza prenderne alterazione?

A

me pare, che quando una tale impresa a me appartenesse, non sarei mai tardato così lungamente a far le debite inquisizioni contro quel morto: et quando non aves

si avuto ardire di far pubblicamente ardere quelle ossa in piazza, le havrei fatte almeno celatamente gittare dove si gittano quelle delle altre bestie, per levare quella abominazione del luogo santo.

Da questi irrefragabili documenti consta evidentemente che quanto disse l' Ughelli ed il Coleti intorno G. B. Vergerio vescovo di Pola non è che un complesso di errori, ed un favoloso racconto; e quindi da tutto ciò apparisce senza contrasto. 1 Che G. B. Vergerio vescovo di Pola morì in Capodistria. 2 Che morì in qualità di vescovo, e che non fu deposto. 3 Che fu sepolto in quella cattedrale. 4 Che fu posto in un' espresso deposito. 5 Che questo deposito viene incultato da atterrarsi, e gettarne le ossa, come fu eseguito.

Difficile è il credere, come l' Ughelli, persona di gran merito e dottrina abbia addottato favola così grossolana, e viemmaggiormente che il Coleti non abbia corretto questo errore; e molto più sorprendente diviene, che in margine si citino le lettere cattoliche del Muzio, dicando, de quo viden

dus est Mutius in epist. Catholicis l. 3., mentre se l' Ughelli, od il Coleti lette avessero le da loro citate cattoliche lettere del Muzio, oppure le Vergeriane, non sarebbero caduti in errori così madornali, nè avrebbero spacciate favole così aperte nella loro grand' opera dell' ITALIA SACRA, nella quale vi ha di singolare, che che vengouo citate queste lettere in prova dell'assunto, e che queste lettere stesse provano tutto al contrario di quanto si dice.

Giudichiamo da ciò quanto circospetti essere dobbiamo nel leggere e prestar fede ad autori anche riputati, e ritenere che la miglior via di tracciare la verità, si è quella d'indagarla con somma critica ne' suoi fonti originali.

Da questi fonti originali adunque risulta che G. B. Vergerio non fu privato dell' onore episcopale, nè mori a Ginevra, o nei grigioni, ma morì vescovo nella sua patria in Capodistria nel giugno o luglio 1548, mentre M. Antonio Elio, gli fu stabilito successore nel vescovato di Pola nel giorno

27 agosto 1548, come abbiamo dal Pallavicini (Istor. Conc. di Trento T. XIV p. 86) (a).

(a) Dalla seguente lettera, esistente nell' archivio capitolare di Dignano in originale, rileviamo che il vescovo G. B. Vergerio si attrovava in Pola al 3 di aprile nel 1548, cioè tre mesi prima della di lui morte, trasferitosi forse poi in patria per fuggire l'inclemenza dell'aria insalubre di quella città, pericolosa nei mesi dell' estate.

Al Molto Mag. S. il M.

M. Vittorio Michiel Degn. Podestà di Dignano.

La V. M. con quella Spettabile Comunità mi ricerca che mi contenti di prorogar il termine per tutto il presente mese nella causa nostra ch' abbiamo all' Illmo Do., nella quale siamo citati per l'ottava di Pasqua. Io per far piacere alla M. V. et a quella Spet. Comunità, son molto contento di tal proroga, chè in questa causa, et in ogni altra cosa io cerco, et cercherò tutto il commodo di quella Sp. Comunità, nè voglio altramente trattar questa causa, se non come tra padre, et figliuolo. Alla M. V. mi raccomando, et alla ditta Sp. Comunità mi offerisco, et salutola.

Da Pola alli iii di aprile nel 1548.

Di V. S.

Il vescovo di Pola.

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