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ossia volume III del Supplemento tipi di Venezia 1772, il detto autore al capo xx ove parla dell' officio della sacra inquisizione pag. 440 dice, che la repubblica vegliava a mantenere la purità della fede, e teneva in disciplina l'officio dell' inquisizione, onde si eserciti con calma tranquilla, e senza turbazioni ovvero oppressioni; ed a pag. 451 aggiunge, che il principe ha ricevuta la potestà da Dio a beneficio dei sudditi; lo che porta l'obbligo di proteggerli dagli ABUSI ED ECCESSI, ai quali UN ZELO IMPRUDENTE O INDISCRETO potrebbe trasportare gli amministratori, quando si lasciassero al loro solo arbitrio ovvero a qualche loro sione senza freno. ...con pericoli eziandio pubblici, se la veneranda religione si adoperasse per pretesto. E finalmente alla pag. 453 ci porge un' interessante notizia intorno l'Istria, Pola, i Vergerii, e l'inquisitore Grisoni. Dopo aver indicati gli arbitrii in varii tempi usati dagli inquisitori nello stato veneto, e delle riprensioni usate dal principe contro di essi per sicurezza de' sudditi, e dopo aver accennato il caso del

pas

1521, del vescovo di Capodistria (che fu Bartolommeo Assonica bergamasco) inquisitore delegato nella Valcamonica, provincia bresciana, dice. Non molto dappoi si dově REPRIMERE altro inquisitore (cioè il Grisoni) PER VESSAZIONI ACERBE DA LUI PRATICATE AI CITTADINI DI POLA, ed al Vescovo di Capodistria VERGERIO, ch' era stato Nunzio pontificio in Germania al tempo dei movimenti di Lutero; E CIÒ PER SOSPETTI DI ERESIA, avendo anche quel frate (il canonico Grisoni) DECLAMATO CONTRO IL VESCOVO DALL' ALTARE; FATTO SEDIZIOSO, e di giusta indignazione del

governo.

A Pola dunque non v'erano eresie, ma sospetti, e vessazioni acerbe praticate dal Grisoni, il quale quantunque sacerdote, canonico, dottore, ed inquisitore non era che un fanatico, al quale dove mancavano la ragione, e la giustizia al suo intento, vi sostituiva la sedizione, eccitando il popolo al furore, in contraddizione alla moderazione evangelica, ad allo spirito di Gesù Cristo: condotta che si meritò la giusta in

dignazione del governo, e che invece di una tranquilla ed imparziale inquisizione non palesa che una irreligiosa persecuzione. Ecco il carattere del Grisoni.

Di Pietro Paolo Vergerio basterà l'osservare che egli è un'apostata, un fiero nemico de' pontefici, e della chiesa cattolica per non prestar fede a quanto ne dice dopo la di lui apostasia, poichè, arrabbiato come era, avrebbe voluto trarre con ogni mezzo al suo partito, se avesse potuto, tutto il mondo, per acquistarsi merito presso i luterani, ed il principe di Wirtemberga, ove era trattenuto a servizio e stipendiato, spacciando anche e milantando quanto gli stava a proposito.

D'altronde egli è contraddicente con se stesso, mentre sino tutto l'anno 1548 esso si protestava cattolico, e fortemente lo sosteneva; ed il conte Carli dimostrò che sino il 1549 non vi ha fondamento di giudicarlo novatore, ed esso medesimo ne' suoi scritti confessò che nel detto anno 1549, specialmente in Padova, fu illuminato come egli dice nella nuova dottrina; perciò è falso quanto spacciò

cinque anni dopo la sua apostasia, cioè nel 1554, che suo fratello Gio. Battista fu di eguali sentimenti di lui, che se viveva avrebbe gettata la mitra, e che nella diocesi di Pola gagliardamente aveva predicato quella dottrina, mentre Gio. Battista morì nel luglio 1548, cioè un'anno prima che Pietro Paolo spiegasse eterodossi sentimenti, nel qual anno, per confessione del Muzio, nella lettera di detto tempo, diretta a M. Elio, già riportata, lo stesso Pietro Paolo non aveva ancora predicato in pubblico, nè poscia vi predicò; perciò non può dirsi neppure di Gio. Battista, il quale non è stato mai inquisito, e nel fatto portato dal Sandi non è neppur nominato; finalmente, da quanto saremmo per dire più abbasso, appa

rirà la mentita da' suoi medesimi scritti. La testimonianza di un apostata contraddicente con se stesso non è un'argomento prova, la quale risultar deve da testimonj probi, onesti, imparziali, e degni di fede senza eccezione alcuna.

Dal complesso di tutte le cose sin qui accennate risulta chiaramente, che nell'Istria

nou vi furono nè eresie nè eretici, ma soltanto sospetti, ed acerbe vessazioni.

Secondo. Che G. B. Vergerio sia morto senza sacramenti non è una dimostrazione per giudicarlo eretico. Per tutto il mondo cattolico, ogni giorno ne muojono de' cattolici senza sacramenti, e non si giudicano eretici. Un ammalato fida sempre di ricuperare la · sua salute, e non avvertito e disposto dal medico, o dal clero, o da congiunti, da se raramente li richiede, ed i congiunti avendo dei riguardi a ricordargleli, si prolunga sino a che, talvolta incalzandosi il male, si muore pur troppo imprevvedutamente senza questi spirituali soccorsi. L'ultimo vescovo di Pola M. Juras morì pure senza sacramenti, non perciò si dirà giammai che questo vescovo mori eretico o luterano. E ciò tanto più che la qualità della morte di G. Battista dice, il M. G. Gravisi nelle Notizie di Ott. Vida, p.6 fe sospettare che fosse stato avvelenato.

Terzo. Se G. B. Vergerio morto fosse col disprezzo de' sacramenti, ricusando di riceverli, certamente che dirsi potrebbe essere morto da eretico, e luterano: ma fortu

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