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Inserto n. 2, lett. e-f-g.

ancora

Prefazione dell' Autore. "Durava, - cosí si esprime il Civinini, il mio tirocinio nella pisana Università già vergendo al suo termine quando io in una bellissima e dotta Orazione per Laurea in Medicina dell' Egregio Sig. Professore Luigi Morelli chiarissimo Clinico-Medico udii sostenere che Dante era versatissimo non pure ma sapientissimo in Fisica e Medicina, e tanto fu scosso ed impressionato dalle parole del suo gran maestro che da quel punto si decise, stimando "non che utile necessario alla migliore e più estesa intelligenza della Divina Commedia, a notarne le questioni scientifiche che mano mano gli andavano parandosi dinanzi nella lettura del poema e a comporne per coloro che di Fisica e Medicina non si conoscono, e sono i piú, un Commento Fisico-Medico Ed è a questo punto che il copione ci reca il saggio dei Ragionamenti rimasti tronchi sul quarto.

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l'illustrazione della terz. 21a, v. 62-63, canto I, Inferno:

Dinanzi agli occhi mi si fu offerto

chi per lungo silenzio parla fioco;

Comprende il primo

il secondo quella della terz. 29a, v. 85-87, canto XVII. Inferno: Qual è colui ch'ha sí presso il riprezzo

dalla quartana, ch'ha già l' unghie smorte,

e trema tutto, pur guardando il rezzo;

il terzo quella della terz. 14, v. 40-42 canto XX, Inferno:

Vedi Tiresia, che mutò sembiante

quando, di maschio, femmina divenne,
cangiandosi le membra tutte quante;

il quarto quella della terz. 3a, v. 7, canto XXVI, Inferno:

Inserto n. 2, lett. h.

Ma (se presso al mattin del ver si sogna).

Frammento sull' utilità di un commento Medico-fisico.

Inserto n. 3, 4, 5, 6, 7, 8, lett. i-k-1-m-n-o.

Dell' Italia ai tempi di Dante Alighieri, Storia - (Incompiuto).

Inserto n. 8 (bis), lett. p.

Continuazione del Commento Fisico-Medico alla Divina Commedia di Dante Alighieri. Pistoja, giugno 1830. - Copia del Ragionamento secondo (Inserto n. 2, lett. e) che pubblichiamo appresso.

Inserto n. 9, lett. q.

Continuazione del Commento Fisico-Medico alla divina Commedia di Dante Alighieri. - Note al canto XXVIII dell' INFERNO. Scritto in Barbàtole, nel settembre del 1829, presso all'Ombrone in Villa della signora Ester Marini. Letto all'Accademia pistojese il di 21 febbraio 1830. strazione alle terz. 8, 9, 10, 11, v. 22-31 canto XXVIII, Inferno:

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Illu

Inserto n. 10, lett. r.

Già veggia per mezzul perdere o lulla
com'i' vidi un, cosí non si pertugia
rotto dal mento infin dove si trulla.
Tra le gambe pendevan le minugia;
la corata pareva, e il tristo sacco
che merda fa di quel che si trangugia.
Mentre che tutto in lui veder m'attacco,
guardommi, e con le man s'aperse il petto,
dicendo: Or vedi come i' mi dilacco:
vedi come storpiato è Maometto.

Illustrazione alla terz. 5, v. 13-15, canto I, Inferno:

....

Bozza dell'Inserto n. 16.

Inserto n. 11, lett. s.

poi ch'i' fu' a' piè d'un colle giunto là ove terminava quella valle

che m'avea di paura il cuor compunto.

Vedine oltre.

Comprende brevi note esplicative al canto I dell' Inferno:

Inserto n. 12, lett. t.

Illustrazione alle terz. 23, 24, 25, v. 67-75, canto XXXIII, Inferno:

Inserto n. 13, lett. u.

Poscia che fummo al quarto di venuti

Gaddo mi si gettò disteso a' piedi

dicendo: "Padre mio, ché non m'aiuti? „

Quivi morí; e come tu mi vedi

vid' io morir li tre ad uno ad uno

tra 'l quinto dí e 'l sesto, ond' io ni diedi

già cieco, a brancolar sovra ciascuno

e due di li chiamai poi ch'e' fur morti:
poscia, piú che 'l dolor, poté il digiuno.

Sulla probabile verità dei sogni mattutini. Lezione fisiologica, privatamente detta in Pisa nel Carnevale del 1835 da Filippo Civinini pistojese ad illustrazione e spiegazione di alcuni passi della Divina Commedia di Dante e d'un luogo degli « Sposi Promessi » di Manzoni.

Inserto n. 14 lett. v.

Illustrazione alla terzina 11, v. 31-72, canto XXXII, Inferno:

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e alla terz. 32a-35*, v. 94-103 canto XXXIII, Inferno:

Lo pianto stesso lí pianger non lascia

e 'l duol, che trova in su gli occhi rintoppo,
si volve in entro a far crescer l'ambascia, ecc.

Inserto n. 15 lett. x.

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Lettera di F. Civinini sui lavoro di Dante. Quivi combatte la prevenzione di un amico che per aver letto nel ragguaglio che l'Antologia dava dei lavori accademici della Società pistojese Civinini discorre quanto Dante valesse in fisiologia e in medicina - credeva che il Civinini avesse "preteso far di Dante un profondissimo medico, perito e dotto quanto altri mai anche de' dí d'oggi in ogni parte della scienza salutare Prende di qui luogo a spiel'indirizzo del suo commento e riferisce come saggio un'illustrazione alle terz. 17a, 18a, 19a, v. 49-57, canto XXX Inferno :

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I' vidi un fatto a guisa di liuto

purch'egli avesse avuta l'anguinaja

tronca dal lato che l'uomo ha forcuto, ecc.

e alla terz. 9, v. 25-27 canto XXIII, Inferno:

Inserto n. 16 lett y.

S'io fossi d'impiombato vetro

l'Imagine di fuor tua non trarrei

piú tosto a me che quella dentro impetro.

Illustrazione alla terz. 10, v. 28-30 canto I, Inferno:

una lunga ed arguta confutazione alle molte controversie che su questo passo sono sorte, persuadendo con la logica della scienza che il piè fermo rimane il più basso solo quando si va in piano, ma che d'altra parte non era il concetto che Dante voleva esprimere, intendendo egli significare la posizione di persona che sale.

Inserto n. 17, lett. z.

Copia del Ragionamento primo (Inserto n. 2, lett. d).

Inserto n. 18 lett. w.

Continuazione del Commento Fisico-Medico alla Divina Commedia di Dante (Pistoja, giugno, 1830).

Illustrazione della terz. 16, v. 48, canto I, Paradiso:

Inserto n. 19, lett. a-a.

Aquila sí non gli s'affisse unquanco (al sole)

Illustrazioni su vari passi del canto XXX, Inferno.

Or ecco il saggio.

III.

Ragionamento secondo.

Qual è colui che ha sí presso il riprezzo
della quartana che ha già l'unghie smorte
e trema tutto pur guardando il rezzo.
Inferno, c. XVII, vv. 85 87.

Importantissimo è senza dubbio all'oggetto mio questo passo sí perché da una parte ne somministra chiara e grandiosa idea del saper di Dante in

materie di Medicina, quanto perché d'altronde abbisogna di spiegazione e d'illustrazione ad esser bene inteso, e quel moltissimo ch'è vale stimato.

"Riprezzo sta a significare ribrezzo, freddo con orripilazione, il rigor dei Latini autori di Medicina, che annunzia o dirò meglio accompagna l'invasione della febbre almeno ordinariamente.

"Non tutte le febbri, o sempre, hanno un vero o almeno avvertito frigido accesso. Quindi i Medici distinguono dalle altre quelle che lo hanno costante e deciso, come ad esempio le Intermittenti. Ma perché quivi da Dante si registri la quartana a preferenza delle tante altre fra le ultime, questo è ciò che vuolsi da me ricercare ed esaminare.

" Anche Orazio nella preghiera a Giove della madre pel risanamento del figlio già da cinque mesi ammalato:

Iupiter, ingentes qui das, adimisque dolores

frigida si puerum quartana reliquerit, illo
mane die, quo tu indicis jeiunia, nudus
in Tiberi stabit.

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distingue fra tutte le altre febbri che hanno col freddo loro ingruenza la Quartana coll'epiteto frigida, a dirla fredda per eccellenza su tutte le altre. Avrebb'egli questa volta fallita la verità, l'epitetare tanto celebrato e così meritamente famoso del Venosino Poeta che forma un de' primi e più distinti pregi della divina sua poesia? Non credo, e credo non m'apporre cosí credendo. Già fino dai tempi d'Orazio si riteneva e insegnava ciò che l'esperienza del passato e l'osservazione del presente avevan chiaro dimostrato, cioè che il freddo dell'accesso della Quartana supera di gran lunga e per la durata e per l'intensità quello d'ogni altra Intermittente genuina, conforme anche a dí d'oggi si ritiene ed insegna dietro a' fatti ed all'autorità de' piú gran maestri da Ippocrate primo padre della Medicina fino a noi. Pertanto non si vede altro epiteto piú proprio di quello di freddo a qualificar la Quartana che nell'accesso con freddo moltissimo piú intenso e lungo che in ogni altra febbre della sua medesima classe ha la sua principale divisa caratteristica. "E Dante dunque sentitamente e con sanissimo accorgimento volendo designare un forte tremare per un gran freddo quale si suole avere in un accesso febrile, fra tutte le febbri di frigido accesso ha dovuto di preferenza notar la Quartana come quella che lo ha di tutte le altre semplici intermittenti infinitamente più freddo; ciò che Egli che tutto seppe ai suoi di non doveva certo ignorare. E a confermarmi in questo parere sulle ragioni che fecero ad esso far conto della Quartana a preferenza d'ogni altra febbre che venga col freddo concorre inoltre il veder chiaro, che niuna delle ragioni che fino

Sat. 3a, lib. II.

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2 HIPPON., de Hom. nat. Lib. Cap. 28 GALEN, de Trem. Palpit. Convuls. et Rigor. Lib. CAESALZ, Artis. Med. lib. 2, cap. XIX e XXI - Compendio della maniera di curare e conoscere le Malattie um. di P. FRANK trad. ital. di COMANDOLI, T. 1o § 26. Diction. Abregè de Scien. Med. T. XIII, parte 2a, art. quartane BARZELLOTTI, Epit. di Med. prat. T. 4o, § 253-255, ediz. pisana.

ad un certo punto giustificano l'aequa potestas quidlibet audendi concessa ai poeti come di rima o di misura astringueva Dante ad usar quartana invece d'altra parola. Perché infatti avuto riguardo che nulla fa alla rima perché quartana non è al luogo di questa; e che quanto a misura quartana è trisillaba come trisillabe sono terzana o quintana, non si può a meno di convenire che qui in cosa di fatto ove non si richiede né abbellimento né figurato parlare senza inconveniente di sorta quanto alla poesia avrebbe potuto invece della quartana nominar la terzana o la quintana con uguale, non felicità, ma facilità, dicendo:

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Si lo avrebbe potuto, se una grave e giusta cagione non lo avesse indotto a fare altrimenti, qual fu certo non voler negare il proprio sapere.

"Ora si tenti la prova di dimostrare la verità e la ragione del fatto messo in campo da Dante come conseguenza immediata del freddo, vo' dire del divenir l'unghie smorte. Esso è certo e costante e a tutti noto dai piú eruditi e sottili ai piú idioti e grossolani uomini, palese fino come sappiamo di buon luogo a quella dolcissima pasta di D. Abbondio; e a me pare or che vi penso vedermi sempre dinanzi agli occhi, tanto ben me lo rappresenta quel sovrano ritrattista degli uomini l'Autor degli Sposi promessi, il miserabile curato, che travagliato dalla vigilia di una notte e dalla paura di due giorni si lascia altro non volendo o potendo di meglio per uscir di briga, assalir dalla febbre; e anzi lo vedo proprio nell'atto che questa di Lui s'impossessa affannato e balordo riporsi sul suo seggiolone, e al sentir cominciar qualche brivido nelle ossa guardarsi le unghie sospirando quasi dica: non v'è rimedio; questa la è febbre che mi viene addosso.?

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Le ragioni e spiegazione del fatto poi si hanno dalla Notomia, Fisiologia e Patologia.

"Le unghie sono produzioni cornee, trasparenti della cute, le quali nella maggior parte di loro estensione sovrastano la cute spoglia del suo piú esteriore strato che è l'epidermide, e ricchissima di vasi sanguigni, e appunto per la trasparenza loro lasciano scorgere il color rosso che dà alla porzione di tessuto cutaneo sottostante il sangue circolante per quelli.

"Ora per quella qualunque siasi causa agente sul sistema nervoso, insorto il freddo, la circolazione cutanea diminuisce sensibilmente per una specie di riserramento e costrizione che provano i minimi vasi della superficie del corpo, che li rende incapaci di ammettere la solita quantità di sangue: La diminuzione poi di sangue nella cute sottostante all' unghie vi cagiona diminuzione del consueto color rosso; l'unghie però mentre si operano e durano tali mutazioni invece del solito lasciano trasparire un color pallido livido, o per

1 HORAT., De arte poetica.

2 MANZONI, Promessi sposi, Cap. II.

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