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onde divennero anche nemici. Quanto grande fosse la contentezza del Vergerio per la seguita determinazione di convocare il concilio si raccoglie dalla lettera all'Aretino da Roma del 24 di luglio del 1536 dicendo: 1536 per causa di questo concilio, io m' ho faticato tanto, e fermato di modo che non può esser altrimente che non si faccia. Questo era tutto il desiderio mio per zelo dell' honor, e dell' instaurazione della fede di Gesù Cristo, che ne ha bisogno; e poi io era rovinato se questa indizione (del concilio) non si faceva. In qual riputazione esso fosse tenuto, è da osservarsi, che da Michele Heineccio è qualificato celebris famæ jurisconsultus justinopolitanus; il cardinale Bembo lo classificava fra i grandi uomini del suo secolo, scrivendogli di Padova nel 1534: messer Pietro Bechimio passerà per costi (per Vienna): vuole visitare, e basciare la mano a voi e conoscervi, vaghissimo d' avere di tutti gli uomini grandi e valorosi contezza: il Goineo lo dice omnibus ingenii, et eloquentiæ laudibus ornatissimus.

1536

Tali furono fino a detto tempo i meriti del Vergerio verso la santa sede: ma erano troppo grandi e troppo palesi, dice il Carli, per non esserne invidiato; e però in vece di ottenner il premio conceduto ai nunzj che lo avevano preceduto, e seguito, cioè la promozione al cardinalato, non si pensò ad altro, che allontanarlo da Roma; e però a viva forza, com'egli scrive, esso fu eletto vescovo di una piccola chiesa, vale a dire di Modrussa nel dì 4 maggio 1536, ma insorta questione tra il papa ed il re Ferdinando pel diritto di elezione al 6 di settembre dell'anno stesso fu trasferito alla chiesa di Capodistria; e con breve primo ottobre 1536 il papa dà avviso al re Ferdinando di aver richiamato dalla nunziatura il nunzio Vergerio, mandato in suo luogo il vescovo di Modena Giovanni Morone.

Quanto sensibile, altrettanto rassegnato si mostrò il Vergerio in questa nuova destinazione; ed i primi anni, a confessione de' suoi nemici, e del medesimo Girolamo Muzio, operò con zelo, e con una irreprensibile esemplarità in tutta la sua diocesi da

vero pastore evangelico. Ma non andò subito alla sua diocesi, e ritornò in Germania. La residenza de' vescovi essendo allora un problema, e che diede argomento di disputa sino nel concilio di Trento, non è da far caso, se il Vergerio invece di andare alla sua diocesi passasse in Germania. Quello però ch'è certo, si è che tra il 1536, e 1539 egli vi fu, mentre vi fece dei regolamenti, e s' hanno delle ordinazioni da lui fatte nella sua diocesi in quel frattempo. Nel 1539 fu in Abano ed in Padova col cardinale di Trento, ed in lettera del 10 giugno 1539 scrive all' Aretino che il cardinale di Trento era il maggior nemico de' luterani che abbia la nostra età ed egli stesso scrivendo sotto gli occhi del cardinale suddetto, dice pure nella stessa, che qualche cosa ha da uscire a toccare l'intime viscere di colui (Lutero ), dalla penna di un vescovetto discepolo del card. di Trento. Questi debbono essere que' tre libri volgari, che mandò al re di Francia. Disegnava pure di presentarne un altro, che trattava dei vescovi come apparisce da lettera del 1540. Egli era pure a Mantova, mentre il

Bembo al 6 di maggio scrivendo al cardinale di Mantova dice: il vescovo di Capodistria ritornato questi di di Mantova m'ha per nome vostro salutato con molto affetto, e con parole cosi amorevoli che nel partir gli diceste, ch' egli medesimo, che pure è, et memorioso, et eloquente, non parea si potesse ben soddisfare in esporle, et esprimerle a pieno.

Bisogna credere che al nunzio in Vienna Aleandro la venuta in Germania del Ver

gerio dasse gelosia per il posto che occupava, mentre in una lettera del 12 marzo 1539 diretta al Cervino che poi fu cardinale e papa detrae dello stesso, discreditandolo, dicendo che aveva pratica coi luterani, e raccomandogli di bruciarla tosto per non comparir maldicente: ma a sua confusione la lettera esiste, ed è pubblicata, e da essa si scorge l'inimicizia verso il Vergerio, e la calunnia, ed impostura mascherata del nunzio, il quale protegeva nn pievano di Pirano, sospeso dal vescovo per la sua mala condotta, e che lo aveva seco in Vienna per cappellano, e temendo egli che il Vergerio

dando di esso cattive informazioni a Roma, servisse di ostacolo alla collazione di due benefizj, che gli aveva procurato, stimò opera degna lo screditarlo, dicendo che praticava i luterani di Pirano, che non si conobbero mai. Alle detrazioni dell' Aleandro basta contrapporre la stima, e l'amicizia che il cardinale Bembo conservò sin che visse per Vergerio. In data 20 agosto 1541 scrive il Bembo da Roma a suo nipote Matteo Bembo podestà di Capodistria: quando andarete a Capodistria salutatemi il vescovo, tenetelo per mio amico, che così sua signoria vi dimostrerà ec. ec.

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Nel 1540, 25 novembre, fu stabilita una dieta in Vormazia, a cui intervenne il nunzio Campeggio, e vi si trovò anche il Vergerio. Il Sarpi dice, che il vescovo di Capodistria .. se ben mandato dal pontefice come molto versato nell' intendere gli umori di Germania, intervenne però come mandato dalla Francia per meglio fare il servizio del papa sotto nome alieno. L'abbate Fleury conferma la stessa cosa, dicendo che fu inviato con secrete istruzioni da

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