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sensitive ed altresì (seguita il Carli) che conoscono se stesse, e dissimular non possono l'ingratitudine e l'ingiustizia che loro vien fatta, nel non ottennere le meritate ricompense ai prestati servigj, ed alle sostenute fatiche nelle incombenze, alle quali furono destinate; e però è da credere che ne concepisse estremo disgusto, ed anche un male augurato irritamento e dispetto. Al che noi aggiungiamo, che se si consideri una certa naturale superbia di tali anime, esse diventano poi capaci di dare negli eccessi contrari, e pericolando rovinare se stesse e perdere ogni ulteriore diritto a giustificazione, per essersi abbandonate all'errore.— Torniamo al Carli.

Se noi non ci trasportiamo con la mente a que tempi, non possiamo mai formarci una giusta idea del tumulto in cui trovavansi le conscienze, e gli animi umani in ogni angolo dell' Europa. In Germania dalla contestazione delle indulgenze, si passò dagli eretici all'esame degli abusi introdotti nella disciplina, poscia si andò ad attaccare molte superstizioni sostenute dall' interesse de' frati, e degli altri Томо I. 24

ecclesiastici, e finalmente si terminò con l'assalto ai dogmi, e col negare il primato al pontefice. L'asprezza de' nunzj (a) e de' legati, le precipitose sentenze, la persecuzione contro i protestanti in Francia, in Inghilterra ed in altri paesi irritarono gli spiriti che volevano la libertà, e dalla libertà le licenze nel loro intelletto; e con una rissoluta reazione, si moltiplicarono vieppiù le contese, gli assalti alla religione, ed alla chiesa romana. I libri che si pubblicavano, e le diete davano argomento dei giornalieri discorsi, onde ognuno interessato nel sommo articolo dell' eterna salute principiò a credersi, e si credeva di fatto, autorizzato ad esaminare, ed a ragionare sopra i punti, e sopra le nuove dottrine che si spargevano.

Di due cose erano i pii e dotti uomi

(a) Il Tiraboschi nella Letteratura Ital. T. VII P. I. p. 263 dice le seguenti precise parole. Il zelo dell'ALEANDRO sembrò eccessivo e trasportato da alcuni, e principalmente ad Erasmo, e ne venne la nimicizia che questi gli dichiarò.

ni convenuti, cioè che si dovesse fare una riforma degli abusi introdotti, e che si dovesse radunare un concilio, onde gli articoli della credenza fossero stabilmente determinati. Il buon papa Adriano VI. ardentemente desiderava che precedesse ad ogni altra cosa una esatta riforma; ma la morte lo impedì. De' suoi successori Clemente VII, e Paolo III non parve ingenua la condotta, desiderando essi d'innalzare le proprie famiglie al grado di sovranità. Paolo III radunò una congregazione per l'esame degli abusi, che principalmente dovevano riformarsi, ma l'opposizione del cardinale Schemberg la rese senza effetto.

Il Vergerio che conosceva molto bene essere gli abusi introdotti il grande appiglio de' luterani, e ch' era persuaso, come tanch'era ti altri, che necessaria fosse una riforma, tentò di purgare la sua diocesi da alcune pratiche, le quali conturbavano, e deturpavano la vera pietà; come per esempio l'adorazione a S. Giorgio a cavallo qual protettore di Pirano; il culto di S. Cristoforo,

ed altre simili cose delle quali faremo discorso più abbasso.

Questa condotta del vescovo doveva necessariamente produrre del fermento attaccando le idee ricevute dall'infanzia, ed opponendosi anche all'interesse di alcuni ecclesiastici, e vedendo le novità derivare da un vescovo che aveva trattato co' luterani, e sapendo che Lutero negava l'intercessione de' santi, sparsero che il vescovo Vergerio dalla Germania aveva portato seco la dottrina de' luterani; e la disseminazione andò tant' oltre, che non si ebbe riguardo di accusarlo a Roma, ed al nunzio Della Casa ch'era in Venezia, come eretico.

Niuna cosa in que' tempi era più facile, che le accuse di luteranismo, particolarmente contro quelli ch'erano stati in Germania. Pochi anni prima del Vergerio, cioè 1542 nel 1542 fu accusato anche il dottissimo, e benemerito cardinale Gaspare Contarini; ma il Vergerio non ebbe un cardinale Fregoso che lo sostenesse; e però Contarini, protetto da Carlo V ch' era in Lucca col

papa, si giustificò, e furono accolte le di lui giustificazioni; ed il Vergerio fu sottoposto alle più crudeli persecuzioni.

Siccome ai tempi delle stregherie e magie, sembrava veder da per tutto maghi e streghe; ai tempi di Giansenio tutto giansenisti, così ai tempi di Lutero, tutto sembrava luterano, e con pretesto e zelo della religione si dava sfogo alle inimicizie, ed agli odj privati.

Le persone più qualificate, e più illustri, gli uomini letterati, i sovrani, i vescovi, i cardinali, e persino i papi non ne andarono esenti. Giovanni Morone vescovo di Modena, nunzio in Germania poi presidente nel concilio di Trento, e decorato con la porpora cardinalizia, fu accusato di luteranismo: fu posto prigione in castello S. Angelo dove stette due anni, cioè sino alla morte di Paolo IV., nel tempo che si trattava di spogliarlo della porpora per passare alle più severe deliberazioni. Egidio Foscherari successore al Morone nel vescovato di Modena fu accusato di eresia, chiamato a Roma sotto Paolo IV., posto in prigione, ove fra le

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