Nella metà della rosa a sinistra delle ebree sono i personaggi del vecchio Testamento, dal sommo fino al grado che divide in due parti uguali l'altezza di essa; da quello in giú sono i bambini salvi per la fede de' parenti o per la circoncisione. Nella metà a destra delle Ebree, i personaggi del nuovo Testamento fino al grado divisorio; e da quello in giú, i bambini salvi per il battesimo. È verosimile che i beati i quali cerner sortiro simboleggino i due fattori dell'umana salvezza, della felicità: la mente e l'azione. Ch'essi valgono un ordine d'idee è certezza, sta a vedere quale sia veramente. È notevole che i loro seggi scendono fino al fondo della rosa, separando anche i bambini dell'antico Testamento da quelli del nuovo. A sinistra di Maria sta Adamo, a sinistra di lui, Mosè; a destra di Maria, san Pietro, e poi Giovanni apostolo. Dirimpetto: a destra di Giovanni Battista, Anna; a sinistra, Lucia. Negli altri gradi in giú l'autore non ricorda che Beatrice a destra di Rachele. Nel giallo, prima Beatrice e Dante; .poi Bernardo e Dante, Ora, la parte inferiore della rosa costituisce, stando col testo, una delle plaghe in cui questa è divisa: in essa sono, come si è detto, i bambini. Qui è da por mente a questo, che sebbene sia riservato loro uno spazio minore che agli adulti, perché i gradi circolari vanno restringendosi al basso, tuttavia non è da trarne che a questo modo non verrebbe Dante a tener conto della loro maggiore mortalità; anzi è probabile si riesca a provare ch'e' non trascuri in questo calcolo un menomo che; ed ecco come: i beati si presentano all' Alighieri nell'Empireo, quegli aspetti onde si mostreranno il dí del giudizio, cioè con l'imagine corporea: Qui vederai l'una e l'altra milizia di paradiso, e l'una in quegli aspetti S. Bernardo indica Eva dicendo: Quella ch'è tanto bella da' suoi (di Maria) piedi. Cosicché i bambini col loro corpicino occupano molto minore spazio che gli adulti; forse proprio quanto ce ne vorrà a rifar quello del loro maggior numero. Che gli scanni poi sien veramente più grandi quanto piú si va in alto si rileva da ciò, che Beatrice, parlando a Dante di quello d' Arrigo, lo chiama gran seggio, e che attorno a Maria più di mille angeli le fan festa. Dopo di che è da considerare la parte superiore della rosa, dal cerchio divisorio in su. Questa, secondo segue dal contesto, è divisa in piú plaghe, le quali corrispondono esattamente alle sfere in cui i beati si mostrarono al poeta. I bambini non gli furon mostrati in una sfera a parte, perché essi non ebbero vere elezioni, e il poeta dovrà agirė su coloro che le hanno; però nel poema appena qualche volta quelli sono ricordati, solo perché parte delle creature. Ond'è che la seconda plaga della città celeste va dai bambini in su. Or vediamo: Dante dal paradiso terrestre spicca il volo insieme con Beatrice ed entra nella luna; sono in essa coloro che contro volontà mancarono, per violenza altrui, ai voti religiosi. Piccarda parla al poeta come rappresentante di quest'ordine di anime elette, e gli fa vedere Costanza; ma ve ne sono ben d'altre: vid' io piú facce a parlar pronte. (Par., III, 16). Esse nella rosa debbono occupare necessariamente, per quel ch'è detto dall'Alighieri (Par., IV, 37-39), il grado inferiore tra coloro ch'ebbero vere elezioni, come a dire l'infimo grado su i bambini: la seconda plaga. È difficile determinare quanto essa si estenda in altezza e quante soglie comprenda. Pure considerato che non son molti coloro che violano i voti per forza altrui; e pur questo, che l'Alighieri con le sue parole non accenna a un gran numero, si può avere un'idea adeguata dell'estensione di quella. Non parranno poi pochi i personaggi notati in questa sezione del fiore, ove si riguardi la qualità loro, e che a Dante son mostrate nelle celesti ruote nel monte e nella valle dolorosa, (Par.. XVII, 136-138). Però non è mestieri che si conoscano per nome tutti i beati della candida rosa. È poi pur bene lasciare un po' di fatica al lettore. Beatrice splende maggiormente negli occhi, e il poeta trasvola con lei dalla luna in Mercurio. Quivi sono le anime di coloro che posero ogni cura per acquistar fama immortale. Giustiniano parla con l'Alighieri; evvi inoltre Romeo e molti altri: vid'io ben più di mille splendori. (Par., V, 104). Ecco un altr'ordine di beati, quelli cioè che hanno i lor seggi nella terza plaga. Quante soglie questa comprenda è pur difficile determinare, ma le parole dell'Alighieri pare accennino a un numero di spiriti maggiore che quelli della precedente. Dante da Mercurio sale in Venere; la cresciuta bellezza della sua donna glielo dimostra. Ivi gli appariscono le anime di quelli che inclinarono all'amore; tra cui Carlo Martello, Cunizza, Folco, Raab, ecc.: Vid' io in essa luce altre lucerne (Par., VIII, 19-20). Costoro rappresentano un ordine più elevato di beati, seggono quindi piú su, nella quarta plaga. Asceso da Venere al sole l'Alighieri vede ivi le anime di coloro che unirono mente ed opera per tener saldi gli uomini nella via della Verità, ossia i sapienti operosi; non solamente i dotti in divinità, come dicono i commentatori. Si mostrano al poeta Tommaso d'Aquino, Alberto di Cologna, Graziano, Pietro Lombardo, Salomone, Dionigi l'Areopagita, Paolo Orosio, Severino Boezio, Isidoro (vescovo di Siviglia), Beda, Riccardo, Sigieri, san Bonaventura, Illuminato ed Agostino (francescani), Ugo da San Vittore, Pietro Mangiadore, Pietro Ispano, Natan profeta, Giovanni Crisostomo, Anselmo, Donato, Rabano, Gioacchino il calavrese, ed altri. Questi, piú meritevoli che i precedenti, han sede nella quinta plaga. Nella quale possiamo aggiungere a costoro altri personaggi, per induzione che forse non sarà fallace, perché fondata sulle parole del poeta medesimo. Egli dice che in questo luogo sono Illuminato ed Agostino, che furon due dei primi seguaci di san Francesco, e li ricorda quivi principalmente però Che fur de' primi scalzi poverelli, che nel capestro a Dio si fero amici. (Par., XII, 131-132). Or, se è cosí, si deve trovare a pari grado di gloria il venerabile Bernardo (di Quintavalle), il quale Si scalzò prima, e dietro a tanta pace Ed è ben ragione che vi si trovino Egidio e Silvestro: Scalzasi Egidio e scalzasi Silvestro dietro allo sposo (s. Franc.); sí la sposa (la Povertà) piace. Bernardo da Quintavalle, Egidio e Silvestro, i primi seguaci di S. Francesco, veri cooperatori con la mente e con l'opera del concetto di lui, come Illuminato ed Agostino, devono, logicamente, non potendo per piú ragioni salir piú alto, sedere nella medesima plaga in cui essi. E se alcuna differenza di merito vi fosse (come forse non vi fu) questa sarebbe segnata dalle soglie piú o meno elevate della medesima plaga. Cosi è veramente: in ciascuna sfera si presentano gli spiriti che in vita mirarono e cooperarono allo stesso fine; sebbene tra essi sieno i piú e i meno illustri. L'aquila, composta degli spiriti del cielo di Giove, dice esser di maggior grado quelli che ne formano l'occhio: . . . de' fuochi, ond' io figura fommi, Or, dovendo tutti quelli appariti in un pianeta prender posto in una delle sezioni della candida rosa, come si ha chiaramente dal contesto, segue che il loro maggiore o minor merito sarà determinato dalle soglie piú o meno alte di quella. Ed anche nella medesima soglia vi son posti di maggior beatitudine, e quindi di maggior gloria, la quale vien determinata dalla prossimità a Maria: Quei duo che seggon lassú piú felici, (Par., XXXII, 118-120). E se Maria, la creatura perfettissima, ha compagni nella sua soglia altri spiriti, che si consacrarono al medesimo fine che lei, ma che le sono inferiori, la verità di quest'ultimo concetto è per sé manifesta. Salito quindi l'Alighieri in Marte, vede coloro che militarono e morirono per la fede. Cacciaguida gli si mostra e gli parla; sonvi inoltre Giosuè, Maccabeo, Carlo Magno, Orlando, Guglielmo, Rinoardo, il duca Gottifredi, Roberto Guiscardo e piú altri. Costoro, d'ordine piú elevato, hanno i loro seggi nella sesta plaga. Ascende poi l'Alighieri in Giove, dove sono quelli che amarono la giustizia, e con giustizia governarono; tra cui David, Traiano, Ezechia, Costantino, Guglielmo il Buono, Rifeo Troiano. Questi stanno nella settima plaga. È pur verosimile ch'ivi sia il gran seggio, in cui Sederà l'alma, che fia giú agosta, dell' alto Arrigo. (Par., XXX, 136-137) il quale, come tipo dei buoni monarchi è, secondo Dante, giusto e pio (V. De Monarchia, I, XIII Convito II, XI, Epistola ai principi e popoli d'Ita Epistola ad Arrigo). Ed è verosimile ch'egli stia nella soglia superiore di questa plaga, perché e' pose l'animo a drizzare Italia. In Saturno sono coloro che vissero nella contemplazione. Si mostrano a Dante: Pietro Damiano, san Benedetto, Maccario, Romualdo e gli altri benedettini che dentro a' chiostri San Benedetto è ivi con tutto il suo collegio (Par., XII, 97.98). Essi stanno nell'ottava plaga, alla quale appartiene con certezza la terza soglia della rosa, dal sommo; perché in essa Dante vede poi con imagine scoverta san Benedetto (Par., XXXII, 35). Intanto è da considerare che nella soglia inferiore, ai piedi di san Benedetto, è Agostino. Or, di quale Agostino intende l'Alighieri? Del dottore non già, perché egli, nella sua qualità specifica di sapiente ond'è ricordato nel poema, deve stare nella plaga rispondente a quella del sole, cioè tre gradi sotto quella di san Benedetto. Nella salita graduale dei pianeti un grado dal sole a Marte; un altro, da Marte a Giove; un terzo, da Giove a Saturno; quindi, nella salita graduale della rosa, e' non può trovarsi ai piedi di san Benedetto. È vero ch'e' nel sole non è nominato come presente; ma è pur verosimile che faccia parte della terza ghirlanda splendentissima, i cui componenti si lasciano immaginare al lettore. Ancora: nel settimo cielo, in Saturno, si ha più l'idea della passione della mente, anziché dell'azione di essa; la quale si rinviene invece nel sole. Per che parrebbe da credere che quell' Agostino collocato nel quarto grado della rosa sia sant'Agostino, vescovo, dell'ordine di san Benedetto, contemplante e continuatore pur lui, come questo santo e come san Francesco, che gli sta sopra, dell'opera del Battista: parare Domino plebem perfectam; e che, anche stando alla lettera, in un giorno battezzò 10 000 uomini. Cosí essendo, apparterrebbe pure all'ottava plaga la terza soglia e forse qualche altra in giú. Sembra poi verosimile ch'ivi sia il seggio di san Bernardo (di Chiaravalle) disceso a scortar Dante, per invito di Beatrice, la quale avrebbe cosí sede nella stessa soglia di lui. Il che sarebbe conforme ai principî del poeta: Maria per mandare Beatrice in soccorso di Dante, smarrito nella selva, si rivolge a un'anima eletta della sua soglia, Lucia, la quale scende al terzo grado, ov'è Beatrice, e la invita a muovere in aiuto di Dante. Qui Beatrice si rivolge a san Bernardo, che si troverebbe nel suo cerchio, perché la surroghi nel sopradetto ufficio. Oltre a ciò gli spiriti dì questa plaga, vissero nella contemplazione, come appunto san Bernardo che in questo mondo, contemplando, gustò di quella pace (la celeste); (Par., XXXI, 110-111). e nell' Empireo è suo godimento speciale la contemplazione (Par., XXXII, 1). E dunque probabile che stia nella medesima plaga che Rachele, la quale mai non si smaga dal suo miraglio, e siede tutto il giorno, (Purg., XXVII, 104-105). appagandosi solo nel vedere. Essa simboleggia la contemplazione nella società vecchia; san Bernardo nella nuova. Non è senza profondità di pensiero la divisione della città celeste in due metà, onde è separata la gente antica dalla novella. S. Bernardo, anche lui dottore, qui è presentato però nella qualità di contemplante, e, sí per questo e si per il suo grande amore a Maria, è meritevole di piú alta gloria che i sapienti del sole. Di fatto egli è uno della triade scelta a guidar Dante nel suo viaggio fatale. È pur probabile che san Bernardo sieda immediatamente a sinistra di san Benedetto, donde avrebbe liberissima la vista di Maria, nel mirar la cui bellezza gode e s'acqueta. In questa plaga, e forse nella soglia di san Benedetto, deve trovarsi anche santa Chiara: |