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pellire nel monastero de' suoi fratelli eremiti a Lopoglavo, ma insorta questione tra i canonici di Zagabria, che volevano averlo nella loro cattedrale, e gli eremiti paulini che lo sostenevano nel loro convento perchè generale della loro congregazione, fu deciso a favore de' canonici, e quindi trasportato a Zagabria, e sepolto nella basilica di S. Stefano presso l'altar maggiore in onorifico sepolcro.

Nel 1609, due anni prima della di lui morte, fece testamento, e lasciò eredi della sua copiosa facoltà i suoi nipoti: Simone suddetto preposito, e Margarita, figli di suo fratello; disposizione che non fu commendata dall' universale opinione, e dai scrittori di quel tempo, perchè contraria ai canoni della chiesa, Eseguirono i canonici religiosamente la di lui disposizione contro gli attacchi di chi voleva annullarla in diritto ecclesiastie tutte le di lui facoltà furono consegnaco, te all'erede Simone di lui nipote. Vistosi possessore di un'ampio patrimonio rinunziò la prepositura accennata, gettò l'abito clericale, e tutto si diede alle delizie del secolo

ed ai stravizj in modo, che dilapidata l'ampia sostanza, fu da' suoi servi oppresso nel sonno, e trucidato miseramente finì di vivere. Il di cui corpo, per memoria del zio vescovo, fu da que' canonici tumulato nella cattedrale. Esempio certamente lugubre, come osserva l'estensore di queste notizie, per cui gli ecclesiastici tutti avvertir devono, che i beni della chiesa, coi quali pretendono di beneficare i loro parenti, invece de' poveri, od opere pie, alle quali appartengono, riescono perniciosi e fatali a que' stessi loro consanguinei che vollero beneficare, mentre i beni e frutti della chiesa reclamano la vindice ira del cielo. (Farlati Illyr. Sacr. T.V pag. 553, 54, 55, 56, 57, Venezia, Coleti 1775).

155. Dell'ARGENTO Gio. Giacomo triestino di arcidiacono di Rimniza, dall' imperatore Ferdinando III fu eletto vescovo di Pedena nel 1643 circa. Fra Ireneo p. 660.

156. MARENZI Antonio triestino vicario generale, per tutta la Germania e provincie aderenti, negli eserciti dell'imperatore Ferdinando III,, e dell' arciduca Leopol

1643 di Trieste.

1646 di Trieste.

do Willelmo suo fratello, nel 1637, 17 agosto, fu fatto vescovo di Pedena, e poscia traslatato alla sede di Trieste nel giorno 10 settembre 1646. Fece varie riforme nell'interno della cattedrale, ed instituì nel 1649 la parrocchia di Pinguente in collegiata di 6 canonici, con autorità ordinaria di eleggere un vicario foraneo nella parte della diocesi triestina soggetta al dominio veneto nell'Istria. Nel 1650 il vescovo Marenzi col suo cugino Lodovico ottennero dalla maestà cesarea di Ferdinando III. la dignità e titolo di liberi baroni di Marensfeld, e Scenech in ricompensa de' servigj prestati all' Augusta Casa d' Austria. Nel 1660 vide, servì, ed accolse nella sua cattedrale fra le benedizioni del cielo l'au gusto imperatore Leopoldo I.; e finalmente carico di onori, di meriti, e di anni nel dì 12 ottobre 1662 passò alla sede de'beati, e fu sepolto in quella cattedrale: Ughelli T. v. p. 473. Mainati Cronache Tom. 258-308. Nel 1639 pubblicò in Vienna le vite di S. Niceforo martire, e di S. Niceforo vescovo di Pedena, in lati

III. P.

no, e le dedicò all'imperatore Ferdinando III. (vedi il numero 98 S. NICEFORO) con una lettera, ed i due seguenti epigrammi :

AUGUSTISSIMO, ET POTENTISSIMO Imperatori
FERDINANDO III.

NICEPHORUS Dedicatus

Ante tuos, AUGUSTE volabat victoria vultus
Et properat dominos anticipare pedes.
Qui miram Tibi NICEPHORUM si sistimus uni,
Qui doceat melius vincere nullus adest
Nomine NICEPHORUS, quam fert victoria solum
Est tua. Cæsareum est vincere, et Austriacum.
Hic liber ergo libi debetur maxime Cæsar,

Nec nisi ab Austriaco lumine lumen habet.

AD AUGUSTISSIMAM DOMUM AUSTRIACAM.

Austria NICEPHOROS tibi binos Istria mittit;
Concolor est signis divus uterque tuis:
Huic sata purpureo victoria sanguine crescit :
Candidus est palmæ bajulus ille suæ.
Scilicet hostili tibi portas sanguine palmas
NICEPHORI, Cæsar, vita utriusque feret.

157. CALDANA PETRONIO conte Niccolò 1667 Antonio di una delle primarie famiglie di

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da Pirano.

1671 da Capodistria.

Pirano, dottore in ambe le leggi, famigliarissimo del cardinale Caraffa, e sindico nell' università di Padova, nel 1667, al 16 di marzo fu creato vescovo di Parenzo, secondo l' Ughelli T. v. pag. 427, e secondo il Naldini p. 258 nel 1664. Morì in Pirano nel 1671, sopra il cui sepolcro posto in quella collegiata dal di lui nipote conte Marco fu posto il seguente epigramma

Ista tibi, nostræ decus o venerabile gentis

Grata nimis posuit debita-signa nepos;
Excipe vota libens; amplexus jungere veros

:

Donec det pietas, mors, amor, ethra, Deus.

158 BRUTI Giacomo di Capodistria, canonico di quella cattedrale, dottore in ambe le leggi, d'illustre famiglia di quella città nel 1671 al 1 di giugno da Clemente X fu eletto vescovo di Cittanova. Nel periodo del suo episcopato ordinò un sinodo diocesano, fissò varj salutari regolamenti per i buoni costumi di quella diocesi, esercitando con dottrina e zelo le funzioni del suo ministero. Terminò i suoi giorni nel 1679 in Buje, e fu sepolto in quella collegiata, sopra la cui tomba, da quel capitolo decorato del

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