Ossia, in termini prosaici: Finito questo la buia campagna tremò in tal modo che ancora per la memoria dello spavento mi bagna il sudore. La terra lagrimosa tremò perchè giunse un angiolo, il quale mi vinse ecc. Senza dubbio, qualcuno quasi trionfalmente domanderà: Ma perchè trema la terra al venire dell' angioio? Ed io, domandando, rispondo: Perchè all' arrivo del messo celeste tremano ambedue le sponde? Roma, novembre 1893. COSTANTINO CARBONI. RIVISTA CRITICA E BIBLIOGRAFICA BOLLETTINO Backhouse Ed. e Ch. Tylor. XIII secolo: continuazione della Testimoni di Cristo e memorie della Chiesa dal 1V at Storia della Chiesa primitiva ». Traduzione dall'inglese. Roma, Ermanno Loescher e C, [Forzani e C., tip. del Senato], 1893, in 8.o di pagg. XI-500, con illustrazioni. Sommario: I. Dalla morte di Costantino [an. 337] alla morte di Agostino [an. 430]. Epoca ariana. Atanasio. I vescovi della Cappadocia. Ulfila. Martino di Tours. Ambrogio. Crisostomo. Girolamo. Agostino. Lo spirito dell' epoca. Gioviniano e Vigilanzio. II. Dalla morte di Agostino all'elezione di papa Gregorio magno [an. 590]. La lotta nestoriana. L'arte cristiana in Ravenna. Il culto di Maria. Benedetto. III. Dall' elezione di papa Gregorio magno alla fine del X secolo. Gregorio magno. Il cristianesimo nella Bretagna. Il Vangelo in Nortumbria. I missionari britanni tra le nazioni germaniche. La conquista maomettana. I Pauliziani. Testimoni dal secolo ottavo al decimo. IV. Dal secolo X fino al termine della crociata contro gli Albigesi. Vita monastica nel medio evo. San Gallo, Chiaravalle e Bernardo. I Pauliziani nell' Europa occidentale. I riformatori del XII secolo. I Valdesi. La crociata contro gli Albigesi. Conclusione. Il bel volume è inoltre arricchito delle illustrazioni seguenti: 1. La madonna di san Luca [Bologna]; cromolitografia. 2. Il fac-simile di una pagina del Codex Argenteus; cromolitografia. 3. La sedia vescovile di sant'Ambrogio [Milano]; incisione. 4. La porta della basilica ambrogiana; incisione. 5. Fonte del battisterio della cattedrale di Verona; cromolitografia. Il battisterio di san Giovanni in fonte [Ravenna]; cromolitografia. 7. Giustiniano e Teodora, dai mosaici della chiesa di san Vitale [Ravenna]; incisione. 8. Il fac-simile di una pagina del Durham Book; cromolitografia. 9. La sedia detta di Beda [Jarrow]; incisione. 10. La morte di Beda; incisione. 1. La coperta in avorio del libro de' Vangeli, opera di Tutilo monaco di san Gallo nel IX secolo; cromolitografia. 12. Il sigillo di san Bernardo; incisione. 13. L'abbazia di Clunì; incisione. 14. Il candelliere valdese; incisione. (238 Barbi Michele. —- L'edizione nidobeatina della divina Commedia : studio di C. Gioia. [In Bollettino della Società dantesca italiana. Nuova serie, I, 1.] L'autore ha raccolto quanto da scrittori buoni e cattivi è stato detto intorno alla pre parazione, al valore, alla fortuna della edizione nidobeatina, ma non ha poi esaminate e discusse le testimonianze e i giudizi altrui, nè fatte ricerche e osservazioni proprie sul libro che voleva illustrare. Nulla dice l'autore sul valore del testo datoci dal Nidobeato, quando era forse bene ricercare intanto se l'edizione esempli materialmente un testo a penna, o porti tracce di una revisione, e quanto acccurata, notandone le lezioni più caratteristiche. Nel complesso, il Gioia giudica l'opera del Nidobeato troppo favorevolmente; e sarebbe stato meglio che avesse tenuto un po' più conto delle ciance degli scontenti, e messo da parte le esagerazioni di qualcun altro. Di questo lavoro è pure una recensione firmata O. S., completamente favorevole, nel Fanfulla della domenica, Anno XV, no. 32. [Cfr. ni. 62, 86, 231] (239 Beohini Napoleone. - La tomba di Arrigo VII. (In Illustrazione italiana. An. XX, no. 50). Dà il disegno e la descrizione del celebre monumento eretto dai pisani ad Arrigo di Lussemburgo. (240 Boghen Conegliani Emma. La divina Commedia, scene e figure: appunti critici, storici ed estetici. [Recens. in Roma letteraria, I, 28, e nella Nuova Antologia, An. XXIX, terza serie, vol. XLIX]. (241 Brown Baldwin James. Stoics and Saints: lectures on the Later Heathen Moralists, and on some aspects of the Life of the Mediaeval Church. Glascow, James Maclehose and Sons, publishers to the University, 1893, in 8°, di pagg VIII-296. Sommario: I. The Later Age of Greek Philosophy and the Epicurean and Stoic Schools. II. Epictetus and the Last Effort of the Heathen Philosophy. III. Marcus Aurelius, and the Approximation of the Heathen to the Christian Schools. IV. Why could not the Stoic Re.. generate Society? V. The Monastic System, and its Relation to the Life of the Church. VI. St. Bernard, the Monastic Saint. VII. St. Thomas of Canterbury; the saint as Ecclesiastical Statesman. VIII. St. Francis of Assisi, and the Rise of the Mendicant Orders. IX. St. Louis of. France; the Saint in Secular Life. X. John Wyclif, and the Dawn of the Reformation. Alle pagg. 125, 239, 248 e 269 vi si parla di Dante. (242 Brunengo Giuseppe. Il patriziato romano di Carlomagno. Prato, tipografia Giachetti, figlio e c., 1893, in 8.o, di pagg. VI-416. Tre sono le questioni capitali che l'autore ha preso a svolgere: 1.° quale fosse l'origine. e la natura della dignità patriziale; 2.° quale autorità ella conferisse al patrizio su Roma e su lo stato di san Pietro; 3.o in qual modo Carlomagno adempiesse i principali obblighi del suo patriziato, nel difendere ed amplificare la potenza territoriale dei pontefici. Quanto alla prima questione, dopo di avere ricordate le diverse fasi che il nome e la dignità patriziale sortì nell'antica Roma, nella nuova gerarchia dell' imperio stabilita da Costantino e presso i re barbari, il padre Brunengo mostra come sorgesse nel secolo VIII il nuovo patriziato carolingio, il quale, offerto già da Gregorio III a Carlo Martello fu, dipoi, conferito realmente da Stefano II a Pipino e a' figliuoli di lui, e riconfermato solennemente da Adriano I e Leone III a Carlomagno, che in tutta la sua pienezza lo attuò. Quindi passa a stabilire come l'autorità creatrice di questo patriziato si debba ripetere, non dagli imperatori d'oriente nè dal senato e dal popolo romano, ma dai papi che, e di diritto e di fatto, furono i soli autori e dispensatori di quella dignità: e, finalmente, determinando la natura e l'ufficio proprio del patrizio, che tutto compendiasi nell'appellativo di difensore della chiesa, l'autore spiega quali fossero i doveri imposti da quella dignità, sia quanto alla protezione della chiesa universale, sia quanto alla difesa dei pontefici come capi di essa e come sovrani dello stato di san Pietro. E perchè a tale officio doveva andar congiunta una proporzionata podestà e giurisdizione, di qui passa il Brunengo ad esaminare quale questa fosse per avventura, e quanta. Quistione agitatissima e del pari importante. Dall' esame dei documenti e dei fatti storici, lo scrittore è tratto a concludere che la podestà del patrizio era in primo luogo podestà straordinaria, ordinata cioè a difendere e ad aiutare, nei casi di straordinario bisogno, gli stati della chiesa e in secondo luogo era podestà in tutto dipendente dal papa, sia che si risguardi nella sua origine, o nell' atto e nel modo dell' esercitarsi, o nei limiti prescrittile. Da che pare al Brunengo manifesto essere assurdo l'attribuire al patrizio Carlomagno la Sovranità di Roma. Per dimostrare, nondimeno, anche direttamente, la falsità di questa, che è pure opinione di molti autori, il Brunengo ha chiamato a rassegna, dall' una parte, gli atti ed attributi propri della sovranità ed ha interrogato, dall' altra, il linguaggio degli scrittori e dei monumenti sincroni; da che gli è sembrato uscire evidente questo vero: che, cioè, Carlomagno patrizio non pretese, non esercitò e non possedè giammai niuna sovranità sopra Roma o nello stato di san Pietro: dove il solo sovrano fu sempre il papa, di cui il patrizio era, e gloriavasi di essere, non altro che ministro, aiutatore e difenditore devoto in tutto e per tutto. Finalmente, l'autore passa a descrivere gli atti compiuti da Carlo in qualità di patrizio mostrando, cioè, in qual modo egli conferisse ed assicurasse al papato il possesso del patrimonio già a lui promesso nella celebre donazione, ovvero nel gran patto fondamentale del patriziato che avea stretto in alleanza intima e durevole i papi e la nuova dinastia de're di Francia. Questi atti, e il costante zelo di Carlomagno in difendere ed esaltare la chiesa di Roma, e la potenza maravigliosa da lui acquistata in Europa, furono causa della gratitudine verso di lui de' pontefici e del, popolo romano, e gli fecero scala a quella dignità imperiale con la quale il suo patriziato ebbe l'ultimo coronamento. (243 Bullettino della Società dantesca italiana: rassegna critica degli studi danteschi diretta da M. Barbi. Firenze, tip. di S. Landi, 1893, in 8o. Nuova serie, vol. I, fasc. 1. Il Comitato centrale della società, deliberando già la publicazione di un modesto bullettino il quale dovesse uscire in luce a fascicoletti e in tempi non determinati, secondo l' opportunità, si propose, oltre a dar comunicazione de' suoi atti, di raccogliere documenti per la vita di Dante e contributi all' edizione critica e all'illustrazione delle sue opere, e di render conto oggettivamente, anno per anno, delle publicazioni dantesche che vanno in gran numero comparendo. La esclusione di ogni scritto di materia opinativa, la complessività di certe questioni che erano da studiare, le difficoltà incontrate nella preparazione e nella stampa di alcuni lavori, e qualche altra causa imprevista, produssero un po' d' irregolarità nella publicazione. Il desiderio espresso da parecchi soci e da insegnanti, di ricever più spesso notizie dčila Società e pronte informazioni intorno agli ultimi resultati degli studi danteschi, ha con sigliato al comitato centrale del sodalizio la publicazione di un fascicoletto mensile che con. tenga la recensione critica dei lavori danteschi che via via escono in luce, qualche breve memoria sulla vita, sulle opere, sulla fortuna di Dante, e gli atti della Società, riserbando i contributi all' edizione critica delle opere e le memorie di una certa ampiezza a una serie di Studi danteschi da publicarsi, secondo l'opportunità, a periodi non fissi. (244 Busoaino Campo Alberto. Dante e il potere temporale dei papi. [Recens. in Illustrazione italiana. An. XX, no. 31). Favorevole. Cfr. ni. 119 e 124. (245 Castagnoli Luigi. La chiave per l'interpretazione del verso: « Si che 'l pié fermo sempre era 'l più basso». Prato, tipografia Giachetti, figlio e c., 1893, in 16°, di pagg. 11. Le diverse e svariate interpretazioni date a questo verso di Dante hanno avuto origine, secondo l'opinione del tenente Castagnoli, dall' aver sempre letto e pronunziato il vocabolo diserta coll' è aperta anzi che coll' é stretta: in quest'ultimo caso la parola significherebbe priva tanto di erta da perdere il carattere più o meno spiccato delle ordinarie salite. Solo accettando questa sua opinione l'autore stima si possa giungere a capire perchè camminando su quella tal piaggia Dante avesse il piè fermo sempre più basso. (246 Cenni storici del Volto santo di Lucca. Quinta edizione. Lucca, tipografia arciv. s. Paolino, 1893, in 16° picc., di pagg. 14. Notizie del Volto santo tratte dalla Storia del Volto santo del canonico Almerico Guerra. [Cfr. anche il Ragionamento sopra il Volto santo di Lucca dell' abate Barsocchini, Lucca, 1844]. (247 Cerasoli F. Ricerche storiche intorno agli alberghi di Roma dal secolo XIV al XIX. [In Studi e documenti di storia e diritto. An. XIV, fasc. 3-4]. Degli alberghi di Roma nel trecento si hanno poche notizie e di due soli si sa il nome. Di quello della Luna, che nel 1357 albergò Francesco da Carrara signore di Padova, e di quello dell'Orso nel quale la leggenda vuole che alloggiasse, nel 1360, Dante Alighieri. (248 Cerroti Francesco. Bibliografia di Roma medievale e moderna: opera postuma accresciuta a cura di E. Celani. Roma, 1893, vol. I, in 8° gr., di pagg. XI-603. L'opera è stata divisa in quattro parti, la prima delle quali comprende la storia ecclesiastica; la seconda e la terza la topografia, la storia artistica, i monumenti; la quarta l'istoria civile e municipale, la storia fisica del suolo, del Tevere, dell' agro romano. Le opere descritte in questo primo volume sono 9292 e riguardano la storia ecclesiastica divisa nelle seguenti classi: Storia ecclesiastica; Conventi, monasteri, seminari e confraternite; Biografie generali e singolari dei pontefici; Conclavi; Corte e curia. (249 (Continua). G. L. Passerini. NOTIZIE. Con lettera del 19 di maggio il ministro dell'istruzione ha invitato l'on. Giovanni Bovio a tenere, in questo residuo dell'anno scolastico, una serie di discorsi nella Università romana intorno all'opera del nostro maggiore poeta. Sappiamo che il deputato Bovio ha accettato di fare queste conferenze per l'anno venturo gratuitamente. Nella notte dal 15 al 16 di maggio, in seguito a lunga e penosa malattia, cessava di vivere a Genova il commendatore ADOLFO BARTOLI professore ordinario di lettere italiane nell'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze. La morte dell' illustre uomo è una grave sventura per l'Italia e per gli studi nostri. སྨཱ ཏི .9 na 1. Tutti i commentatori della divina Commedia sono d'accordo nell' ammettere che Dante, allorquando parla della morte, talora si riferisca alla morte, che segna il fine della vita in questo mondo (1), talora ad un'altra morte successiva a questa, che troviamo rammentata soltanto per gli spiriti dell' Inferno. Ma non tutti sono d'accordo nel riconoscere in quali casi egli intenda parlare dell' una, in quali dell' altra, e discordando anche sul significato, che si deve dare alla seconda, non sempre propongono il medesimo ne' vari passi in cui viene rammentata. L'incertezza e l' incoerenza che si riscontrano in loro m'inducono a riprendere in esame tutti i luoghi del poema, ne' quali si accenna alle due morti; perchè parmi che dal confronto tra questi luoghi e dal confronto di essi con altri luoghi del poema stesso possa risultare quell'accordo, che manca, e che pur credo necessario. Non tedierò il lettore con la citazione di passi che tutti ammettono riferirsi alla morte terrena. Egli potrà riscontrarli là dove poeta parla del numero immenso degl' ignavi (Inf., III, 57), nell'episodio di Paolo e Francesca (Inf., V, 106), in quello di Pier il (1) Son costretto ricorrere a questa perifrasi, per non anticipare con altre definizioni il giudizio che dovrò manifestare in seguito. 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