Slike stranica
PDF
ePub

di tinte e di splendori finisce brulla, squallida nozioni, ed hanno cert'aria misteriosa, che in lande e steppe interminabili.

Non era dell'idioma d'Italia la forza incisiva dei motti che ebbero i Celti ed i vecchi Slavi per denominare nei loro territorî la brusca e irregolare fisionomia della natura! Perciò solo il Poeta invocherebbe l'energia di rime aspre e chiocce,, " come quelle di Pluto che l'avevano scosso.

Tale in genere l'impressione precipua che si ritrae dall'ambiente penoso del nono cerchio.

Ma alla piena e compiuta intelligenza dell'armonia estetica che domina nella raffigurazione dello squallido paesaggio cociteo è d'uopo dichiarare esegeticamente la sintesi rappresentativa e quel simbolismo che pare traspiri dall'accenno degli immani colossi di Tabernik e Pietrapana, assunti come termini per incalcolabili confronti onde risaltasse l'eccellenza dell'elemento glaciale, che non cape in intelletto umano:

..... se Tabernick

vi fosse su caduto, o Pietrapana non avría pur dall'orlo fatto krik

il denso e forte ghiaccio di Cocito.

La nostra attenzione appunto deve essere rivolta a questi Tabernik e Pietrapana che su cadendovi non altererebbero minimamente lo spessore del gelo infernale.

Sono essi in vero ricordati per mero caso, o di proposito rivelandoci traccia di intimo e ulteriore pensiero dantesco? E a che proprio poteva pensar Dante ricordandoli?

Fin'ora si può dire i commenti relativi siano restati nei limiti di semplice ricerca dell'ubicazione dei monti.

D'accordo per l'ubicazione del Pietrapana, restarono le opinioni controverse in parte per quella del Tabernik. Ma oggidí, conforme il maggiore giudizio dei vecchi commentatori, pare fissata ormai anche l'ubicazione del Tabernik.

Quanto ai commentatori a dir il vero anche i più vicini al tempo di Dante, in fatto di notizie od illustrazioni geografiche, se si tolgano quelle che si riferiscono a Toscana od altra parte piú nota d'Italia, fanno come quei tali storici che denominavano vaste solitudini o deserti le regioni di cui aveano imperfette

pare di proposito rifuggano al laconismo per non sminuire l'autorità loro, in sembianza di fraticelli che ricordando paesi lontani, ignoti, sentono che nel lontano e nell'ignoto tutto è piú credibile.

Essi dicono che Pietrapana è un monte sassoso della Toscana, della Lunigiana, e che il Tabernik è un monte pietroso della Schiavonia. Il Buti al contrario vede il Tabernik nell'Armenia; l'Anonimo fiorentino lo vede nella Magna; e il Vellutello afferma sia esso un monte della Dalmazia. Forse questi era ancor troppo memore delle recenti vittorie della Serenissima in Oriente, e sugli opposti lidi dell'Adriatico.

Ma per i concordi pareri del Blanc, del Ferrazzi, dello Scartazzini, del Bassermann si ammette finalmente che esso è un monte della

Schiavonia, e contro l'avviso di Filalete che pensa al Tovarnik della Fruska Gora (Franko Korion) s'è inclinati a ritenere che esso sia il lavornik della Carniola, il quale pende verso oriente a precipizio sul lago di Zirkniz, poco lungi da Adelsberg.

**

Ammettiamo che l'ubicazione sia indiscutibilmente fissata, ma pare d'ammettere altresí che Dante non deve aver pensato a un nome Javornik, ma ad un altro per lui ben piú significativo.

Non credo che sia da ravvisare sotto le

spoglie della voce dantesca Tabernik indizio

veruno dell'odierna e comune denominazione Javornik.

Il nome Tabernik datoci da Dante, indubbiamente slavo, non lascia adito a sospetti di corruzione e alterazione qualsiasi.

I codici non offrono numerosa serie di varianti del nome forestiero; è curioso solo notare come la penna dell'amanuense malamente persegua le sillabe, come picca od alabarda in mani inesperte, e n'escano le lezioni di Tabernik, Tambernik, Ciambernik ed altre trascurabili, di cui la prima rappresenta una forma veramente slava, mentre le altre due corrotte o ascitizie non sono riferibili né al paleoslavo né al neoslavo.

Dante adunque deve aver còlto di su lo stampo originale una vecchia forma per tramandarcela genuina, integra.

Né per la genesi della denominazione Iavornik, né per quella dantesca Tabernik i documenti pur troppo non possono soccorrerci quanto potremmo desiderare. Si tratta di paesi slavi, dove l'analfabetismo quasi generale durò a lungo, e la lingua aulica ufficiale era o il tedesco o il latino. Bisognerebbe quindi aver memorie scritte da Slavi e non soltanto da Latini o Tedeschi, poiché si tratta di fenomeni d'indole affatto speciale e insiti nella glottide slava. 1

Dobbiamo pertanto affidarci alla voce del popolo, alle superstiti tradizioni orali, e giudicare infine conforme le norme supreme dichiarateci dalla toponomastica.

Cauti in ogni modo dobbiamo procedere prima d'accogliere l'opinione che Dante avesse potuto pensare a un lavornik, ossia a un monte degli aceri. Ché a proposito della distribuzione delle denominazioni di luogo Javornik sul suolo slavo vi sono cose importanti da osservare. Basterebbe avvertire che i Iavornik in genere non rappresentano i nomi di luogo più antichi ma relativamente tardi, e che non vi mancano esempî d'alterazioni fonetiche per le quali da corrotti etimi preesistenti si arriva ad una forma spuria di Iavornik.

Le leggi stesse che hanno regolato nei secoli la genesi dei nomi di luogo potrebbero chiarirci di una innata tendenza nelle popolazioni migranti a ritrar fenomeni, a lasciar sul cammino traccia di impressioni belle o

1 Invano consulteremo quei monumenti di scienza medioevale che costituiscono le Enciclopedie ed i Thesauri. Lo stesso Brunetto Latini nel suo Tesoro, nella delimitazione ch'egli fa delle contrade europee, verso nord arriva a ricordare soltanto la Schiavonia, e questo pure colla caratteristica ingenuità del suo stile piú per darci una nozione d'ordine ecclesiastico che geografico.

Negli Annales Forojuljenses (PERTZ, Mom. H. Gr.) fra i ricordi di antichi nomi di luoghi non trovasi alcun accenno al monte lavornik; e nemmeno nelle Vite dei Patriarchi del Bellono (cfr. PERTZ e MURATORI).

Nel De Gestis Italicis del Mussato (cfr. PERZ e MURATORI) v'è appena un accenno ad Adelsberg, che lo storico chiama Arisig.

Nel Thesaurus Ecclesiae Aquilejensis, compilato appunto nel XIV secolo, che contiene gli antichi diplomi, gli Instrumenta e tutti gli atti che si conservavano nel Tabulario aquilejese, non v'è accenno alcuno al monte, mentre si parla di recognizione di feudi di " Iura de donationibus et confirmationibus Carniolae et Marchiae et de mansis quinquaginta datis in Zirkniz et certis villis circumjacentibus „.

brutte, tristi od orride col sentimento verginale del nomade, il quale sente intorno a sé tutta la poesia della natura prima che, stabilite le sedi, ne conosca i particolari caratteri, e dall'ufficio patriarcale della pastorizia si dia a quello più tardo dell'agricoltura.

Tali appunto le sorti e le vicende degli Slavi meridionali, che giunti forse per la prima volta con Marco Aurelio dalle catene sarmatiche del Tatra e Matra e dalla pianura danubiana nei territorî da essi oggidí abitati, contese loro dapprima le sedi da Goti, da Avari, da Longobardi poterono soltanto sotto i Franchi al di qua dei confini orientali dell'impero carolingio trovar stabile dimora, e favoriti dai sistemi beneficiari dei dominatori dedicarsi all'agricoltura, entrando nelle nuove Gastaldie dei Conti e dei Prelati o come padroni di tenute o come semplici Kosani (cossati nel latino medioevale), cosí chiamati dal nome della gerla, Kos, di cui si servivano nei loro umili ufficî.

Né dalla Tavola Peutingeriana (composta nel XIII secolo su copia di Tavola del III secolo) si ha nozione nella bassa Stiria, nella Carinzia e nella Carniola di nomi di luoghi che rivelino per gli Slavi distintivi onomastici dall'idea di pianta. Né dalle notizie degli storici dell'età imperiale e del primo medioevo da Strabone, Dione Cassio a Cassiodoro, Iornandes, Paolo Diacono alcunché di siffatto apparisce nei frammentarî ricordi dei Sarmati e degli Slavi.

Dobbiamo quindi pensare che relativamente tarde sono le denominazioni, dirò cosí, floreali, e sorgono di necessità quando il suolo non piú tramite di ventura, elemento di insidie o di riparo nelle alterne vicende dei popoli alla deriva delle sedi, ma fonte di vita e di ricchezza è domato dal braccio dei coloni che

ne sono i custodi. È d'uopo che ad un'età febbrile di bellicose emozioni segua un'età di quiete proficua e l'impressione agitata, vaga e fantastica del sentimento sosti nella calma che matura la riflessione per le civili conquiste. Allora soltanto si inizierà, quando il sacro Termine sia piantato fra podere e podere e il suolo divenga immediato elemento di vita, nella recognizione dei luoghi quel periodo analitico, pel quale la flora primeggia, spesso con le superstiti vestigia personali di antichi possessori, nell'offrire alla toponomastica il

più numeroso contingente. Allora dal concetto piú astratto e indeterminato delle opache selve, dei rigogliosi boschi, dei non profanabili luci rampolleranno fuori geminazioni spontanee, gli acereti, i querceti, i frassineti, i faggeti, i roveti, ecc.

ramente la forma originaria, laddove Javornik, forma derivata e corrotta o per opera di scribi, che non avevano esatta nozione del termine, nei documenti, o da quel popolo che non trovandosi a immediato contatto col sedimento, col focolare della voce vetusta, e principalmente per analogia colla denominazione d'altri Iavornik,1 riduceva la dizione primitiva in una che rivelava qualche cosa di piú definito e sostanziale.

2

Ma un'altra osservazione ancóra. Pensiamo alla prevalenza delle denominazioni Iavornik sparse nei territori slavi. Oh, che da per tutto dovessero primeggiare gli aceri, e lasciar essi ai luoghi il tipo caratteristico? E

Tali fenomeni toponomastici si pèrdono, è vero, colla loro storia nella notte dei tempi. Ma non si devono per altro considerare assolutamente, e non si deve ritenere che essi siano propri delle remotissime età. Possono infatti riferirsi a qualsiasi tempo conforme il vario e graduale sorgere delle civiltà nei singoli paesi. E tanto più importanti essi riesciranno per noi e perspicui ove ci sia data occasione di notarli e di vederli riflet-l'abete, e il faggio che costituiscono un contere le vicende di popoli piú giovani come gli Slavi, che si può dire si siano stabilmente fissate le sedi presso l'inizio del secondo milennio.

Dalle selvagge Hôsta (foreste), dai loro Hólm (cocuzzoli di monti), dai brulli e iridescenti Krn (cime di monti), dai poderosi Iá- | lovnik (luoghi sterili), dalle Dolina ubertose (valli) sentirono anch'essi gli Slavi la necessità d'arrivare a piú determinate denominazioni, ai Búkovec (faggeto), ai Dôbie (rovereto), ai Ielnik (bosco d'abeti), ai lávornik (acereto). Ma prima dovettero ben a lungo incerti dell'avvenire, accampati nei loro Tabor sulle rive dei fiumi o dei laghi, veder sorgere l'aurora e scendere il tramonto dietro gli orridi colossi delle Giulie e delle Karavanke!

Non basta. Notevole è ancora un fatto da me avvertito nei miei studi toponomastici nel bacino dell'Isonzo e in quello dell'Idria a proposito della denominazione Iavornik.

Non lungi da Tolmino, da quel luogo cioè che rese celebre una fra le tante leggende sorte intorno al Poeta, v'è un monte boscoso in parte, conosciuto coll'appellativo di Iavornik nelle carte catastali, nelle mappe e nelle carte militari, ma il popolo che è sacro custode delle memorie, e il piú integro rappresentante di ciò che fu nella tradizione e nella lingua, interrogato vi risponde Iálovnik, Ialounik e non Iavornik.

Dovendo decidere del fenomeno nel mio caso ritengo che Ialovnik doveva essere ve

Esempi di altri nomi da Ialov, sterile, sono: 1o Ialovec nel Goriziano; 20 Ialovec, nel territorio slavo d'Italia.

tingente boschivo copioso quanto l'acero, com'è che sono meno ricordati, e, ciò che piú monta, siano destinati a designare semplici appezzamenti, laddove l'acero darebbe il nome a vaste zone, a intiere montagne?

[blocks in formation]

Il monte lavornik a cui Dante ha voluto accennare col suo Tabernik, s'eleva ad oriente d'Adelsberg per 1270 m. costituisce come un poderoso nucleo dal quale si diparte omonima un'aspra giogaia di monti giú giú fino allo spiovente dello Sneznik o monte nevoso presso Fiume sul Quarnaro.

Chi viaggia sulla strada ferrata da Trieste a Lubiana ha occasione di scorgere quasi in tutta la sua estensione devolversi la catena del Lavornik, e a un dato punto fra Adelsberg e Rakek arriva ai piedi di essa. Dalle apparenze floreali e comuni, scendendo da Rakek verso il piano di Zirkniz, e, tragittato il lago,

1 Fra i nomi di luoghi piú importanti da Iavor si possono annoverare: 1° Iavor, monte fra la Stiria e la Carniola; 20 ta na Iavore, villaggio presso il confine austriaco nel territorio slavo d'Italia; 3° Iavorski vrh, monte nelle Karavanke; 4o Iavornica, monte presso Bohinja nella Carniola ; 5o Iavornik, il monte presso Zirkniz; 60 Javornik, il monte del bacino dell' Idria; 7o Iavorscak, monte nella Carniola.

2 Cfr. MIKLOSIGH, Ortsnamen aus Appellativen.

3 Era piantato di preferenza nell'abitato dinanzi alle chiese, o intorno alle solitarie cappelle di campagna, od ai tabernacoli sui rustici crocicchi.

risalendo poi al lato opposto della valle su per le falde del lavornik, non tardiamo ad accorgerci di essere in presenza di un singolare fenomeno della natura, forse del piú complesso e compiuto esemplare orografico di quei fenomeni che la scienza denomina oggidi coll'appellativo di Karsici.

Il Iavornik, che divide appunto la brulla regione del Karso, ondeggiante di squallidi colli, dall'altipiano lubianese, è tale un assieme di accidenti speleologici, di sconvolgimenti geleologici, che si resta stupefatti come dinanzi a un colossale enigma tellurico, e spontaneo avviene di domandarci se per avventura esso monte non avesse da prima sortita denominazione ben piú propria di quella derivatagli dalla pianta che in buona parte ne riveste i fianchi.

Situato fra le celebri grotte d'Adelsberg | (Arae Postumiae, donde Postojna degli Slavi) e il lago periodico di Zirkniz, tiene eminentemente dei caratteri di cui è fornito il suolo circostante. La cavità delle sue rupi, le recondite caverne, il rumore delle acque dei suoi laghi sotterranei, i suoi ponti naturali saranno per noi una rivelazione del mondo sotterraneo e la maraviglia delle configurazioni petriche. 1

1

In tutto degno del canto di Dante, e di adornare gli sfondi delle sue scene infernali, perderebbe d'effetto, diverrebbe stridente antinomia di termini, solo a pensare al suo nome di Javornik. Una ben magra figura farebbe laggiú sulla dura ghiaccia di Cocito questo monte degli aceri! E anche i codici pare ci diano ragione, e nessuno porta lezione di tal nome. E Dante deve proprio aver detto Tabernik senza turbare l'armonia plastica del suo grandioso concepimento. Cosí pare tutto piú ammissibile e spiegabile.

Tabernik designa il luogo dove è posto un Tabor, una fortezza, un accampamento fortificato.

1 Delle tredici caverne che si aprono ai piedi del Javornik, immane si presenta la Velika Karlovica, vicina a un antico castello dei Karlovec. Fu possibile inoltrarsi in essa per 420 metri servendosi di barche, e si scoprirono ivi ben cinque laghi sotterranei. È resa celebre altresí da una triste leggenda, la quale narra della castellana dei Karlovec che salendo a cavallo per la strada sovrastante, ad un tratto, franato il sentiero, precipitò nella caverna insieme col cavallo.

Dei ponti naturali imponenti sono il Veliki Skocijanshi Most ed il Mali Skocijanski Most.

Sul lago di Zirkniz esistono due denominazioni di luogo da Tabor: un Tabor proprio in Zirkniz, nel suo punto più elevato (1600 m.), dove vicino alla chiesa v'è una specie di fortilizio; e un Taborisce poco lungi sulle alture di Slivnica (1115 m.). Del primo la tradizione locale pretende darne ragione ammettendo che gli abitanti per difendersi dai Turchi avessero dovuto ivi rifugiarsi e munirsi. Fornirebbero poi spiegazione del Taborisce avanzi scoperti di un accampamento

romano.

Né all'uno né all'altro di questi luoghi riferirei il Tabernik di Dante. Indizî piú attendibili mi pare offrirci lo stesso Iavornik.

Esso infatti oltre che lavornik è chiamato Turen, tórre, da una delle sue vette che ardua a guisa di torre colossale s'eleva al di sopra delle altre per una quarantina di metri. Ivi esistono tracce di quelle costruzioni ciclopiche che caratterizzano i castellieri di cui è ricca la catena Karsica. E benché oggidí si veda quasi tutto il suolo coperto da vegetazione, codesto picco dà l'imagine d'un vero Tabor, e di Tabernik o luogo turrito, fortificato l'intiero monte. Né mancano altri argomenti che confortino nell'idea, e persuadano ivi fosse prevalsa un tempo denominazione dal concetto della pietra. Dal Turen scendendo giú pel dosso del monte arriviamo da un lato alla Kamna Gorica o Skalnati Gric, colle pietroso (637 m.) che pende sul lago; e da un altro allo Stanovnik (985 m.) che trae pure denominazione dalla pietra nell'analogia di Tabor e di Turen, mentre di fronte vediamo a circa quattro chilometri elevarsi la brulla piramide di Slivnica oltre il lago. Tutto un contorno, una cerchia di sollevamenti petrici, sovra i quali attraverso i secoli nell'abbandono di antichi usi, allo scomparir di vecchi tramiti ha fatto suo campo la vegetazione, e perdendosi la ragione e il significato di preesistenti nomi, da un appezzamento boscoso s'estendeva la denominazione a intiero monte, a intiere catene conforme il genio del popolo agricolo piú pratico che impressionista.

**

Quale prerogativa in vero esso aveva, quale ascendente mai poteva esercitare sulla mente di Dante questo colosso della vecchia Schiavonia?

Non pare probabile che il Poeta, cosí per caso e senza veruna intima ragione, richiamasse l'attenzione su detto monte. Non è possibile sospettare che egli si fosse valso di un Tabernik qualunque solo perché il suono aspro e la voce gli forniva meglio quella tinta

di esoticismo che occorreva alla sua tavolozza.

Da escludersi affatto le altre concernenti la desinenza e la necessità della rima. L'onda del sentimento di Dante trascorre sempre irrompente e chiara dovunque ella passi, né s'impaluda, né il detrito vale a ritorcere in lei il getto spontaneo, tanta è la potenza delle sue sorgenti.

E le stesse leggi fisiologiche dei termini danteschi, che scoprono tutti i sintomi di vitalità nella lingua, debbon valere pure pei

termini stranieri o d'adozione.

E cosí l'Osterrik e il Tabernik, nella loro forma esotica, saranno rivelazioni di pensieri, di visioni prorompenti dalla concezione commossa di Dante come baleni che rivelino la direzione verso una gran scena perduta nel buio.

Non a caso adunque Dante avrà assunto l'imagine della slava montagna.

Non era affatto impossibile e neppure difficile che al fiorentino Dante essa fosse nota.

Senza dubbio Dante doveva sapere delle condizioni geologiche del Karso, a cui già si riferiva il suo Virgilio ricordando il Timavo. Siccome non è probabile che Dante avesse conosciuto Plinio, né Strabone che parla del lago lugeo o di Zirkniz' donde poi gli Slavi continuarono a chiamarlo luknjicasto jezero, può darsi tuttavia che antiche tradizioni ben per tempo lo avessero edotto degli antri e delle correnti sotterranee presso le Arae Postumiae.

Chi non ha visitato il Karso, quella regione brulla, scogliosa che dal mar di Trieste s'estende alla catena del lavornik, non può farsi un'idea di ciò che veramente sia il mondo sotterraneo, l'imagine del quale ha sorretto Dante nel concepimento grandioso della sua prima Cantica.

E non so come benché si sappia che la preparazione del Poema avvenne man mano svolgendosi colle impressioni di cui Dante

1 Traiectus montis est a Tergesta, vico Carnico, ad lacum lugeum.

[blocks in formation]

Anche il Bassermann si fa questa domanda, 1 Basta pensare che Dante trasse tutto il tempo della sua forte virilità lungi da Firenze e seguirlo nel suo pellegrinaggio per le città del Veneto!

Gli argomenti sui quali dobbiamo fondarci non sono già le generose tradizioni dell' italica leggenda dantesca, secondo la quale il divino Poeta avrebbe anche il dono dell'ubiquità; né ci deve sorreggere la smania di vedere in ogni luogo nominato da Dante un'orma sua, una traccia delle sue peregrinazioni.

E per contrario l'impossibilità della dimora di Dante in molti dei luoghi da lui nominati non può creare una teorica per infirmare, non dico le ragioni di sicurezza, ma quelle di probabilità sulla sua presenza in altri pure

[blocks in formation]
« PrethodnaNastavi »