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5. VI. Stare in sulla fune, figuratam. vale Aspettare con grandissimo disiderio, o struggimento, che alcuna cosa accada o si faccia, come chi stava un lempo nel tormento della fune aspettava che quella pena finisse. Lasc. Pinz. 1. 6. Anzi sto in sulla fune; or andiam tosto.

FUNÉBRE. Add. Funerale, Funereo. Lat. funebris, funereus. Gr. i'wimípios, iwinńdios · Bocc. vit. Dant. 236. Fece il magnanimo cavaliere il morto corpo di Dante d' ornamenti poetici sopra a funebre letto adornare. Ar. Fur. 23. 46. Dopo non molto la bara fune→ bre Giunse a splendor di torchi, e di facelle.

FUNERALE. Sust. Mortorio. Lat. funus, exequiæ. Gr. ταφος, κυδεία .

FUNERALE. Add. Attenente a mortorio. Lat. funebris, funereus. Gr. ¿mimpios, éπixndios. Bucc. Intr. 10. Con funeral pompa di cera, e di canti alla chiesa ec. n'era portato. E Lab. 272. Mandati adunque ad esecuzione tutti gli uticj funerali.

FUNÉREO. Ådd. Funerale. Lat. funereus: Gr. ¿'TITOPIOS. Petr. cap. 4. Infino al cener del funereo rogo. Fir. As. 60. Con così funereo spettacolo trasse tutti i circostanti.

FUNESTISSIMO. Supert. di Funesto. Lat. funestissimus. Gr öλedermos. Segn. Pred. 1. 1. Un funestissimo annunzio son qui a recarvi, o miei riveriti uditori.

+ FUNESTO. Add. Attenente a morte e a funerale e per similit. Maninconioso, Doloroso. Lat. funestus. Gr. Davaoques, JavaTwdns. Petr. cap. 5. Subito ricoperse quel bel viso Dal colpo, a chi l' attende, agro, e funesto. Fiamm. 5. 51. Quelle intorno al dilicato letto portate in segno di funesto augurio a' pessimi amanti. Bocc. Amor, Vis. 23. Restrinsemi pietà l' anima alquanto A compassione aver di quel dolente Cui vedea far cosi funesto pianto.

* FUNGÁJA. Luogo ferace di funghi. Salv. Buon. Tane. I funghi non si trovano facilmente come non s'è discoperta la fungaja.

+ (*) §. I. E figuratam. Abbondanza, Fertilità; ma è poco usato. Salvin. disc. 2. 274. Or vedete, che fungaia di cose si trova in questo maestro barbiere ?

* §. II. Pietra fungaja.Spezie di pietra detta latinamente da' Naturalisti Fungifer lapis, ed è una Sustanza calcaría, la quale bagnata, e non esposta all' aria aperta in pochi giorni produce funghi. Gab. Fis.

FUNGHETO. T. degli Agric. Luogo ferace di funghi. Gagliardo.

*FUNGIFORME. T. de' Naturalisti. Che è conformalo a uso di fungo. Gab. Fis. Stalagmite fungifor

me.

* FUNGITE. T. de' Naturalisti. Petrificazione spuria, o sia pietra figurata, che imita il fungo. Alcuni dicono anche, I fungiti.

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* FUNGO. Boletus ignarius L. T. de' Botanici. Pianta senza stipite, convesso conico, liscio, bigio, con pori picciolissimi, bianchi, quindi scuri. È comune sui tronchi dei Faggi, degli Abeti ec. Gallizioli.

+ FUNGO. Nome di una famiglia di vegetabili, intorno la quale vedi i Botanici. Ve ne ha diverse spesie, che hanno anche diversi nomi, e altri servono per cibo, e altri per altri usi: L' Agarico, il Boleto, l' Uovolo, la Bubbola, il Campignuolo, il Cocolla, il Gallinaceio, il Ghezza, e Porcino, il Gielone, il Grumato, la Lingua, la Muffa, il Prataiuolo . il Prugnuolo, la Vescica, son tutti funghi diversi, e alcuni di più maniere, de'quali, come accade di molti frutti, è diverso pure il nome non che da Provincia a Provincia ma da Luogo Luogo. Lat. fungus. Gr. vans. Sen. Pist. E sono ghiotta cosa i funghi. Cron. Morell 382. Guardati dalle frutte, e da' funghi, non ne mangiare, o poco, e

T. III.

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*S. II. Fungo, e Mezzo fungo, T. degli Oriuolaj. Strumenti di più grandezze, per addrizzar le casse degli oriuoli da tasca.

* S. III. Fungo di levante, Noce vomica, Strychnos nux vomica L. T. de' Botanici, Pianta, che ha la radice grossa, con scorza alquanto gialla, il tronco bruno con più di 5. braccia di circonferenza, le foglie opposte, ovate ottuse, con 5. nervi, lunghe 7., o 8. dita, sopra pezioli corti, i fiori alquanto verdi, molto piccoli, i, semi orbicolati, piani, vellutati, scuri, molto duri, È originaria dell' India orientale.

**S. IV. Fungo di Malta Cynomorium coccineum L. T. de' Botanici. Pianta, che ha le scaglie in vece di foglie, cadute le quali si presenta un peduncolo arricciato, grosso, che sostiene un amento conico, verrucoso, porporino, o scarlatto. È comune nei luoghi marittimi di Malta, di Sicilia, di Livorno, ec. ove si trova intorno alle radici del Sondro, e di altri arbusti, de' quali questa spezie è parasita. Gallizioli.

**S. V. In una notte nasce il fungo. Maniera proverbiale, e dinolante Poter qualche cosa avvenire in breve tratto. Car. lett. 1. 13. Piaccia a Dio, che nasca l'occasione, che s'aspetta di qua ec. Fino a ora non ci veggo disposizione alcuna: pure in una notte nasce il fungo.

S. VI. Fungo, per similit. della sua forma si dice a più cose, come a Quel bottone, che si genera nella sommità del lucignolo acceso della lucerna in tempo d'umidità. Lat. fungus, Virg.

+ §. VII. Fungo, Quella crosta d'ossido o di sa

le, che si forma sopra il piombo, per forza dell' aceto But. Purg. 7. 2. E biacca, che è bianchissima cosa archimiata, e la biacca, che si fa del fungo del piombo appiccato sopra l'aceto.

S. VIII. Funghi si chiamano ancora Alcune escrescenze carnose, che si producono talora nell' ulcere, e nelle piaghe di difficil cura.

S. IX. Funghi, si dicono talora gli Enfiati de' pannicoli, che escono fuori dell' osso rotto, o trapana

to.

§. X. Fungo di rischio, in proverb, si dice di Cosa, che sia pericoloso il fidarsene.

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+ FUNGOMARINO. Fungo marino, dicesi di un Zoofito di color rosso, e talvolta verde, che tiensi rannicchiato, e attaccato agli scogli come un fungo, ma spiegando alcune sue trombe sembra un anemone. Lat. fungus lapideus marinus. Dant. Purg. 25. Tanto ovra poi, che già si muove, e sente, Come fungomarino, ec. But. ivi: Fungomarino è una coagulazione di schiuma d'acqua marina, che si fa in mare, e fassi vivo, e muovesi, e sente, ma non ha membra formate.

FUNGOSO. Add. Pieno di funghi. Lat. fungosus. Gr. μυκητώδης.

S. E per melaf. la quale ha occupato il luogo del proprio, si dice d'una Spezie d' infracidamento, e propriamente de' legnami, e d'altro, che per soverchia umidità infracidano, e mandan fuori funghi, o materia a guisa di funghi. Lat. fungosus. Gr. μuxnrádns. Cr. 6. 100. 2. Non vi si dee metter letame, ma paglia innanzi, perocchè ne diventano [ le radici] fungose. Soder. Colt. 62. Spartendo due sermenti, che non abbiano la midolla fungosa.

FUNICELLA. Dim. di Fune, e vale Corda sottile. 87

Lat. funiculus. Gr. oxowviov. Mor. S. Greg. E la tua terra sarà misurata colla funicella. Fr. Giord. Pred. D. E tutti ci atterremo a una funicella. Fav. Esop. E aveva allo scudo per coregge funicelle.

FUNICELLO. Funicella; ma è meno usato. Lat. funiculus. Gr. oxolviov. Albert. 64. Malagevolmente si rompe il funicello addoppiato.

FUNICINA. Dim. di Fune. Funicella. Lat. funiculus. Gr. oxoiviov. Varch. stor. 11. 398. Tosto che il manigoldo legatagli la funicina al collo gli ebbe data la spinta, fu gridato da alcuni ec. taglia, taglia.

FUNICOLARE. T. degli Scrittori Naturali. Appartenente a funicolo, o simile a funicolo. Gab. Fis. Lava, o scoria funicolare.

FUNICOLO. Funicello. Lat. funiculus. Trall, gov. fam. 7. Piglia il funicolo di Giosuè.

FUNZIONCELLA. Dim. di Funzione. Fr. Giord. Pred. R. Perdono il tempo in funzioncelle di veruno momento, nè importanza.

FUNZIONE. Operazione. Lat. functio. Gr. évigyaa. Red. Vip. 1.61. A'quali s'aspettava di far questa funzione. *S. I. Funzioni animali, diconsi da' Medici Certe azioni, che si fanno in noi, nelle quali l'anima ha gran parte. * §. II. Funzioni naturali Quelle, che sono necessarie alla vita, o per conservarla, o per trasmetterla nella spezie.

* §. III. Funzioni vitqli, Quelle, che servono alla vita, e dalle quali essa dipende. Cocch. Bagn. Funzioni vitali, naturali, animali.

* FUOCARA. T. de' Cerajuoli. Spezie di braciere per tenere strutta la cera delle bacine.

(*) FUOCATO.Aggiunto di una sorta di color baio, che si dice del pelo del cavallo, o mulo. Il Vocabol. nella voce BAJO.

⭑ ** FUOCHI. s. m. pl. T. di Marinería. Si fa uso di questa voce per significare i fanali, o lanterne accese in tempo di notte in una nave, come i fanali di poppa, i quali servono di guida ai bastimenti di conserva nelle notti oscure; o pure sono altri fanali, che si dispongono in varj siti della nave perchè servano di segnali in una squadra. Stratico.

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** FUOCHISTA. Nella Milizia chiamasi il Soldato, che fabbrica i fuochi artifiziali. Ve n' ha un cerlo numero nei corpi d'artigliería. Grassi.

FUOCO. Che da' poeti si dice anche FOCO. Quella mistura di luce e di calore, che si produce nel bruciare de' corpi; e si dice anche del solo calore, o della sua cagione ugualmente spesso in significato proprio e nel metaforico. Lat. ignis. Gr. rug. Tes. Br. 2. 37. La folgore non ha poter di passare li nuvoli, anzi vi si spegne dentro, e perde il suo fuoco. E 9. 24. E però debbe lo savio podestade a minuto, e spesso, specialmente li giorni delle feste, ed alle fuocuora di verno tutti raunare in sua camera. Bocc. nov. 33. 3. II fuoco di sua natura più tosto nelle leggieri, e morbide cose s'apprende, che nelle dure, e più gravanti. E nov. 46. 10. Pensò di volergli in pubblico, e di fuoco far morire. Dant. Inf. 1. E poi vedrai color, che son contenti Nel fuoco. Petr. son. 17. E altri col disío folle, che spera Gioir forse nel fuoco, perchè splende Provan l'altra virtù, quella, che 'ncende. Sen. ben. Varch. 6. 4. Come se alcuno m' avesse prestato danari poi avesse fitto fuoco in casa mia.

+S. I. Fuoco, il disse_Dante, per l'Anime beate', perciocchè finse nel suo Paradiso che in cielo si mostrassero a lui in forma di stelle. Dant. Par. 20. Perchè de' fuochi, ond'io figura fommi ec. E 22. Questi altri fuochi tutti contemplanti Uomini furo. But. ivi: Questi altri fuochi, cioè questi altri spiriti, che sono dentro a questi fuochi, e splendori.

§. II. Fuoco, per similit, la Stella di Marte, e si di

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rebbe poeticamente anche dell' altre stelle. Dant. Par. 16. E tre fiate venne questo fuoco A rinfiammarsi sotto, la sua pianta.' But. ivi: Venne questo fuoco, cioè ven ne questo pianeto chiamato Marte.

S. III. Fuoco, Dicesi talvolta da' poeti a perio

na ardentemente amata. Lat. meus ignis,lux mea. Petr. Son. 170. Ch' io veggio nel pensier, dolce mio foco, Fredda una lingua e duo begli occhi chiusi Rimaner do po noi pien di faville. N. 3.

S. IV. Fuoco, si dice per Incendio. Lat. ignis, flamma, incendium. Gr. ἔμπρησις, φλογμός, έγκαυμα. Amel. 40. Poichè il Greco fuoco, d'ogni cosa arsibile, ebbe le sue fiamme pasciute.

S. V. Per Ira, o Discordia, onde si dice Stare, Esser nel fuoco; e vale Essere in continua discordia, e travagli co' suoi di casa, o con chi di necessità si ha a trafficare insieme, quasi in uno inferno. Lat. irarum faces, discordia, dissidium . Gr. ógyñs phoquós. Belline. son. 266. Comar? madonna avete voi del fuoco! lo n' ho piena la casa alla malora: Uh trist'a me, ch'e' c'è questa mia nuora.

S. VI. Per Affetto, Appetito, e Passione amorosa. Bocc. pr. 2. Per soverchio fuoco nella mente concetto da poco regolato appetito..

+ S. VII. Si piglia talora, per Una intera famiglia, e si dice: La tal città, o villa fa tanti fuochi cioè tanti focolari, contando un focolare per famiglia. M. V. 7. 6. Perocchè assai ville di cinquecento, e di mille fuocora, e di più, e di meno, aveva vinte, rubate, ed arse. Serd. stor. 6. 118. Le terre, e le castella ec. alcune delle quali fanno tre mila fuochi.

S. VIII. Fuoco, T. de' geometri; Punto nell' asse delle sezioni coniche, al quale concorrono i raggi rifles si dal concavo di esse. E Fuoco similmente l'Unione de' raggi refratti dalle lenti di vetro. Red. lett. 1. 205. Fuoco appresso i geometri significa quel punto, determi nato nell'asse delle sezioni del cono, al quale, come per esempio, dentro la parabola concorrono per refles. sione tutti i raggi.

§. IX. Fuoco lavorato, vale Fuoco, che con artificia si lavora per valersene o in guerra, o in festa. Lat. ignis artificiosus. Gr. Tugdadaλéov. Din. Comp. 3. 62. I capi di Parte Nera avevano ordinato un fuoco lavora to. Ciriff. Calv. 1. 23. Ed avean dardi, e fuochi lavorati. Stor. Eur. 6. 150. Avendo inviato per mare una grossa armata, con gran copia di fuoco Greco, che così si chiamava allora quello, che i nostri chiamano oggidi lavorato. Tac. Dav. stor. 2. 274. Arse il bellissi mo anfiteatro fuori delle mura per le fiaccole, e palle, e fuochi lavorati tratti innanzi, o indietro.

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S. X. Fuoco artifiziato, vale il medesimo. Malm. 4. 59. Tal pietra per di fuora è calamita, E ripiena fuoco artifiziato.

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5. XI. Occhi di fuoco, cioè Infiammati per ira, • guisa di fuoco, Infocati; che Dante Inf. 14. disse: Oc chi di bragia. Bern. Orl. 1. 15. 46. Il conte prega indarno, e a poco a poco L' ira gli cresce e fa gli occhi di foco. + S. XII. Fuoco salvatico, Spezie di malattia infiammatoria in pelle. Lat. lichen, impetigo. Gr. x. Volg. Mes. L'elleboro bianco ec. guarisce la scabbia, e lo fuoco salvatico. E altrove: La confezione d'amec vale ad ogni passione fatta da collera, e da flemma salsa, come si è lo fuoco salvatico.

S. XIII. Giugnere, o Mettere legne al fuoco, vale figuratam. Fomentare, o procurare di crescere il male, o l'ira in altrui. Lat. ignem igni inducere, oleum comino addere. Gr. wùę świ wvę. Petr. son. 232. Anima sconsolata, che pur vai Giugnendo legne al fuoco, ove tu ardi? Albert. 14. Coll' uomo linguardo non parlare, e nel fuoco non metter legne.

S. XIV. Mettere a fuoco, e fiamma, vale Rovinare abbruciando. Lat. devastare, concremare, ferre flammisque persequi. Gr. καταπορθεῖν, συμφλέγαν. G. V. 1. 14. 1. Di notte v' entraro, e rubarla, e misonla tutta a fuoco, e fiamma. E 11. 71. 5. E tutta l'isola misono a fuoco, e a fiamma.

S. XV. Gastigare a ferro, e a fuoco, vale Gastigare severamente. Lat. igne, et cædibus ulcisci, Tacit. Tac. Dav. ann. 2. 32. Stertinio prestamente mandatovi con cavalli, e fanti leggieri a ferro, e fuoco gli gastigò.

5. XVI. Essere, Porre, e Mettere ec. a fuoco, vale Es sere Porre, Mettere ec. le cose a cuocere. Lat. coguere. Gr. TέTrav. Bocc. nov. 54. 3. Acconcia la gru, Ja mise a fuoco. G. V. 8. 78. 6. Trovando gli arrosti, • la vivanda della cena de' Franceschi a fuoco, e quelle tutte rubaro, e mangiaro.

S. XVII. Fuoco lento, vale Fuoco non gagliardo, picso lo, tenue. Lat. ignis lentus. Cr. g. 104. 3. Quel, che nella tasca rimane, si ponga a fuoco lento in un paiuolo. Ricett. Fior. 99. Di poi si passa tutto l'aceto colato per boccia a fuoco lento. E 115. Si cuocono a fuoco lento, tantochè il zucchero sia penetrato per tutta la sustanza del frutto. E appresso: Cocendo a fuoco lento tantochè versandolo in iscatole, o in alberegli, sia a modo di gelatina. Dav. Scism. 54. Il foresto ec. tra due forche con due catene appiccato per le braccia, e arso vivo a fuoco lento sotto a' piedi. Borgh. Rip. 214. Facciansi bollire pianamente mezz' ora a lento fuoco di carboni.

** §. XVIII. Di fuoco, si usa anche per Infuocato semplicemente. Vit. SS. Pad. 2. 64. Vide lo predetto Frate moltitudine di demonia venire per lo predetto solitario molto terribili con uncini di fuoco. E nella pag. seguente: Un bastone di fuoco.

** S. XIX. Fuoco ultimo, dicesi il grado maggiore di calore, che si dà alle fornaci. Benv. Cell. Oref. 37. Sentendo [lo smalto roggio] il fuoco ultimo, oltre il correre come gli altri smalti, di rosso divien giallo.

** §. XX. Fuoco dolce, Fuoco debole. Benv. Cell. Oref. 100. Lodo ec. a porre detto oro tutto in una volta, volendo ben dorare l'opera, e poi con fuoco dolce rasciugar tanto la doratura, che ec.

* §. XXI. Fuoco fresco, T. degli Orefici, Gettatori, e simili. V. FRESCO §. XIIÏ.

+ * ⭑ §. XXII. Fuoco salvatico.Orobanche major L. T. de' Botanici. Pianta, che ha la radice tuberosa, sugosa, lo stelo peloso, semplice, alquanto rosso, i fiori di colore tra il bianco e il gialliccio, a spiga terminante.Fiorisce nel Giugno, ed è comune intorno alle piante leguminose. Gallizioli.

•* §. XXIII. Albero di fuoco, Albero di contrammezzana In Marinería si chiama con questo nome l'albero che è sopra quello di mezzana, come sono gli alberi di gabbia sopra gli alberi maggiori, co' quali si uniscono, mediante una testa di moro; sicchè in fatto è l'albero di gabbia di mezzana. Stratico.

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§. XXIV: Vela di fuoco. E la vela dell' albero di questo nome la quale è quadra, come le vele di gabbia, e si colloca su d'un pennone sospeso all'albero di meszana, il quale non ha vela, e perciò chiamasi di verga secca. Stratico.

*

** S. XXV. Il Pennone di fuoco, È il pennone al quale inferisce la vela di contrammezzana. Questa vela ha le sue drizze, le sue mantiglie, i paranchini di terzeruoli, scotte, boline, carica fondi, carica bugne, carica boline, come le vele di gabbia. V. IMBROGLI. Stratico.

* S. XXVI. Fuoco S. Elmo, T. di Marinería. Fuochi elettrici che compariscono talvolta nelle notti burrascose, sopra le cime degli alberi, o sulle punte de' pen

noni. Gli antichi li chiamavano Castore, e Polluce, ed avevano su questi fuochi molte superstizioni, che tra non pochi marini si conservano ancora. Stratico.

* §. XXVII. Fuoco, nella Milizia, e Marinería, è parola di comando, perchè si sparino l'arme da fuoco.

S. XXVIII. Fuoco di lione, appresso gli stillatori vale Fuoco gagliardissimo. Lat. ignis vehementissimus, ignis acer. Gr. davÓTATOV Tug. Ricett. Fior. 181. Salnitro ec. mescola, e poni in limbicco a stillare, dando nel fine fuoco di lione, tanto che sieno passati tutti gli spiriti di dette materie.

S. XXIX. Far fuoco. V. FARE FUOCO.

XXX. Far fuoco nell' orcio, vale Macchinare qualche cosa nascosamente, e mostrare d' attendere ad altro. Varch. Ercol. 72. E quando alcuno per lo contrario facendo il musone, e stando cheto attende a' fatti suoi senza scuoprirsi-a persona, per venire a un attento, si dice: e' fa fuoco nell' orcio, o e' fa a'chetichelli. Buon. Fier. 4. 1. 1. Si scorgon quatti, e zitti, i piè feltrati, Far lor fuochi negli orci.

suo

S. XXXI. Ogni acqua spegne il fuoco; male, che Alle necessità naturali ogni cosa serve, per cattiva ch' ella si sia.

+ S. XXXII. Non dar fuoco a cencio, vale Non fare un minimo servigio senza costo; modo proverbiale antiquato tratto dall' uso antico delle donnicciuole dell' andar ad accattar fuoco nelle case del vicinato con un cencio, il quale acceso da un lato si portava a casa. Lat. ignis accendendi potestatem non facere, Senec, Bocc. non. 50. 7. Non troverrei chi mi desse fuoco a cencio. Sen. ben. Varch. 4. 29. Chi chiamò mai benefizio donare una fetta di pane, o un misero quattrino, o l'aver dato fuoco al cencio!

+§. XXXIII. Non lasciare accendere un cencio al suo fuoco; Maniera antiquata, onde s' esprime la soverchia avarizia d'alcuno. Lat. ne salem quidem dederit; ne allii caput dederit.

§. XXXIV. Dar fuoco alla girandola, vale Cominciare risolutamente una cosa, intorno alla quale altri sía stato qualche tempo in dubbio, Venire a risoluzione.

S. XXXV. Dar fuoco alla bombarda. Varch. Ercol. 88. Dar fuoco alla bombarda è cominciare a dir male d'uno, o scrivere contra di lui. Libr. son. 4. Mettiti or su, Arcangel, la panziera, Ch'egli è tempo a dar fuoco alla bombarda.

+§. XXXVI. Dire o Far cosa di fuoco; cioè Di maraviglia, Grandissime, Sommamente terribili. Bern. Orl. 1. 6. 72. E avendo a dir io, voi a sentire Cose fiere, e crudel, cose di foco, Meglio è, che tutti ci posiamo un poco. E 2. 23. 20. E Grandonio facea cose di foco. Malm. 12. 52. E che in suo onor doveansi fra poco Alzar capanne, e far cose di fuoco.

§. XXXVII. Metter troppa carne a fuoco, vale Imprendere troppe cose a un tratto. Lasc. Parent. 3. 8. In fine io ho messa troppa carne a fuoco. Varch. Ercol. 80. Mettere troppa mazza si dice d' uno, il quale in favellando entri troppo a dentro ec. dicesi ancora mettere troppa carne a fuoco.

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§. XXXVIII. Avere il fuoco, o Pigliare il fuoco, si dice del Cominciare il vino ad inforzare. Dav. Colt. 160. Per non lasciar la vinaccia riscaldare, e 'l vino pigliare il fuoco. E appresso: Quel forzore, che la vinaccia piglia di sopra ec. e fa pigliare il fuoco al vino. Soder. Colt. 74. Affinchè la vinaccia non riscaldasse, e facesse pigliare il fuoco al vino.

† §. XXXIX. Avere il fuoco al culo, vale Essere in grandi angustie, Esser pressato instantissimamente Modo basso.

+ S. XL. Fuoco morto, si dice di una Sorta di medicamento, che applicato alla pelle, l'abbrucia lentamente. Lat. causticum. Gr. xavçıxóv. Red. Cons. 352. ( nel

vol. 9. dell' edizione dei Classici.) Tale operazione è più facile, e più sicura col ferro attuale, che co' fuochi morti, perchè adoperandosi i fuochi morti, si ha non ostante con raddoppiamento di lavoro a ricorer poi ancora al ferro.

+ S. XLI. Metter la mano nel fuoco; Maniera enfatica ed iperbolica di giuramento, che si usa per mostrar verità di ciò che s'è per dire. Lat. constanter asserere, pro certo habere. Gr. ßaßausv. Bern. Orl. 2. 3. 21. E metterebbe nel fuoco la mano, Che in quel paese non è Ruggier certo. Varch. Ercol. 257. Ben sapete, che io lo credo, anzi lo giurerei, e ne metterei le mani nel fuoco.

§. XLII. Cascar della brace nel fuoco, è lo stesso, che Cader della padella nella brace; e vale Uscir di un pericolo, e entrar in un altro maggiore. Lat. Incidit in Scyllam cupiens vitare Charybdim; fumum, vel cinerem metuens in ignem concidit. V. Flos. 260. Bern. Orl. 2. 26. 34. Or pensa cavalier, com' io restai, Che della brace nel fuoco cascai.

§. XLIII. Pigliar fuoco, Cominciare ad ardere: e figuralam. vale Incollorirsi, Adirarsi. Lat. excandescere. Gr. oggi seodou.

S. XLIV. Non metter l'esca al fuoco. In proverb. che si dice del fuggire l'occasioni. Ciriff. Calv. 1. 4. Vero è il proverbio, e non si può negare. Non metter l' esca troppo presso al fuoco, E non tentar delle donne la fede, Ch' ella è fallace, e più che l'uom non crede.

S. XLV. Fuoco di paglia. V. PÁGLIA.

S. XLVI. Spegnere il fuoco colla stoppa. V. STOPPÅ.

(*) FUOCOSO. Add. Di fuoco, Ardente, Infocato. Lat. ignitus, ardens. Gr. wugóns, megipλeyns. Pros. Fior. 6. 143. Egli tutto adiroso, gli occhi biechi mi gitta addosso, e fuocosi, ec. nè può più stare alle mosse, perchè io lo tocco, dove gli duole.

FÙORA, FUORE, è FUOŘI. Preposizione, che nota separamento, o distanza, ed è contraria di entro, Dentro: al secondo caso s'accompagna, benchè pure vi abbia alcun esemplo del quarto. Lat. foris, foras, extra. Cr. tw, Ewdev. Petr. cans. 31. 6. Fuor tutti i nostri lidi Nell' isole famose di fortuna Due fonti ha. E son. 213. Uscita pur del bell'albergo fuora. E 272. Foss'io con loro Fuor de' sospir fra l'anime beate. E 300. Or m'ha d' ogni riposo tratto fuore. Bocc. nov. 43. 7. Posciachè a lui parve esser sicuro, e fuor delle mani di coloro. E nov. 45. 6. Come avvenisse, che Giacomino per alcuna cagione da sera fuori di casa andasse . Dant. Inf. 1. Uscito fuor del pelago alla riva Si volge all' acqua.

S. I. Fuor di tempo, vale In tempo non proprio. Lat. inopportune, importune. Gr. axaięws. Sen. ben. Varch. 6. 41. Non bisogna aver tanta paura, nè tanta fretta di rendergli [i benefizj] nè procurare di rendergli fuori di tempo.

S. II. In luogo di Eccettochè, Fuorchè. Lat. præler. Gr. Tλnv, Taga. G. V. 10. 56. 2. Col detto ordine si guidò alla detta coronazione, e non trovando niuno difetto, fuori la benedizione, e confermazione del Papa, che non v'era, ec. si provide, ec. Dant. Conv. Siccome l'uomo che è tutto nell' acqua, fuor del capo, del quale si può dire, che tutto sia nell' acqua.

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S. III. Fuor dell' uso, dell' opinione, e simili, vale Diversamente dall' uso, dall' opinione ec. Lat. praeter opinionem. Gr. adoxns. Bocc. nov. 11. 1. Intendo di raccontarvi quello, che prima sventuratamente, e poi fuori di tutto il suo pensiero assai felicemente ad un nostro cittadino avvenisse. E nov. 66. 5. Tutto fuor della credenza della donna avvenne, che il marito di

lei tornò. Dant. Purg. 21. Cosa non è, che sanza Ori dine senta la religione Della montagna, o che sia foor d'usanza. Petr. uom. ill. 21. Dilettossi grandemente del cantare, et in questo grandissima opera vilmente, fre 'ri della grandezza imperatoria, consumò [cioè Con tro].

**S. IV. Fuori di modo, a guisa di Add., per Smoderato, o simile. Vit. SS. Pad. 2. 128. Quantun que lo suo Abate gli comandasse cose difficili, e fuori di modo, in nulla contraddiceva.

S. V. Per Oltre. Lat. praeter. Gr. any, rapa. Cr. 1. 2. 5. E fuori di queste cose, dice Palladio, che la sanità dell' aere dichiarano i luoghi, che sono liberi da profonde valli, e da oscure tenebre.

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S. VI. Esser fuor di se vale Esser fuor del senno, Non essere in cervello. Lat. mentis exulem esse, animi impotem esse. Lab. 14. Se tu non se' del tutto fuor di te, assai apertamente conoscer dei, niuna cosa poter fare, che più le piaccia. Fior. S. Franc. 6. Perciocchè egli era sì fuori di se, che delle tue parole non udiva nulla. Bern. Orl. 1. 7. 1. Compassion bisogna avervi assai, Perocchè sete di voi stessi fuori. Fir, As, 82. A те ec. pareva esser ogn' altra cosa, che Agnolo, e fuor di me attonito, e balordo, vegghiando sognava.

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S. VII. Esser fuori di alcuna cosa, vale Essere uscito di un qualche intrigo. Lat. emersisse. Gr. axaxó fou. Pataff. 1. Sonne fuor, come Ughetto del Poltruccio.

S. VIII. Fuor di maniera, Fuor di modo, Fuor di misura, vagliono Grandemente, Eccessivamente, Estragr dinariamente. Lat. valde, admodum, vehementer, mirum in modum. Gr. σφόδρα, υπερφυώς. Bocc. που. 17. 43. Dolente fuor di misura, senza alcuno indugio, ciò che il Re di Cappadocia domandava, fece. E nov. 45. 4. Si cominciarono ad avere in odio fuor di modo. Petr. son. 121. Tanta negli occhi bei for di misura Par, ch' amore, e dolcezza, e grazia piova. Fir. As. 119. Le celesti cerimonie erano fuor di modo trasferite al culto d' una fanciulla mortale. E 170. Un sasso altissi mo, fuor di misura lubrico, ec. spargeva del mezzo delle sue fauci le acque dello spaventevole fonte. Stor. Eur. 1. 5. Quivi sopraffatto fuor di maniera dal vino, dalla età, e dalle nozze d'una fanciulla, che nuova mente aveva sposata, fu affogato dal proprio sangue. Varch. stor. 12. 439. Gli uomini erano diventati fuor di modo sospettosi, e guardinghi.

S. IX. Fuor di mano vale Lontano dall'abitato; e si usa per lo più in forza d' aggiunto. Lat. devius. Gr. a Bars. Bocc. nov. 77. 28. Luogo molto solingo, e fuor di mano. Gell. Sport. 4. 6. Che è una chiesa molto solitaria, e fuor di mano. Fir. Ar. 212. Mi mise per certe straduzze si fuor di mano, che egli era impossi bile di pensar mai di avermi ritrovato persona.

S. X. Fuor di strada, vale Lontano dalla comunale, e battuta via, e come si dice, pe' tragetti. Boer. Varch. 3. 2. Lo errore che gli mena fuor di strada, gli travía a' beni falsi. E rim. 3. 11. Chiunche vuol profondamente il vero Cercar, nè fuor di strada uscir giammai, ec. Morg. 16. 101. E portollo di peso un miezzo miglio Per gettarlo in un luogo fuor di strada.

S. XI. Fuor d'ordine, vale Fuori dell' ordinario, Fuori di misura, Smisuratamente, Oltremodo, Oltremisura. Lat. immodice, immoderate. Gr. amixms, due τρως. Bocc. nov. 49. 10. Egli, contuttochè la sua povertà fosse strema, non s'era ancora tanto avveduto, quante bisogno gli facea, che egli avesse fuor d'ordine spese le sue ricchezze.

S. XII. Fuor solamente, vale Fuorchè, Eccetto. Lat. præterquam quod. Gr. wλnv. Bocc. nov. 1. 5. Fuor 50famente in dubbio gli rimase, cui lasciar potesse sofficiente a riscuoter suoi crediti. E nov. 45. 12. Quella

[ casa] trovò di roba piena esser dagli abitanti abbandonata, fuor solamente da questa fanciulla.

** §. XIII. Fuor di pensiero, Impensatamente. Bocc. g. 2. n. 1. Intendo di raccontarvi quello, che prima sventuratamente, e poi fuori di tutto il suo pensiero, assai felicemente ad un nostro cittadino avvenis

se.

:

** §. XIV. Fuori per Senza. Cecch. Stiav. 3. 4. Ogni cosa è come una stalla e poi dicono questi uomini, che noi non siam buone a nulla e otto di che egli stien fuor di noi, la polvere se li mangia.

an

+ FUORA, FUORE, e FUORI, e si trova che negli antichi e presso i poeti FORA, FORE, e FORI. Avverb. di luogo; Contrario di Dentro; significa Nella parte esterna e vale quanto il Lat. foris, foras. Gr. Ewdev, šĘw. Dant. Inf. 10. Supin ricadde, e più non parve fuora. E 22. Stan li ranocchi pur col muso fuori. E rim. 1. Mostrando amaro duol per gli occhi fore. E 10. E diceva a' sospiri andate fore. E 22. Distendi l'arco tuo, sì che non esca Pinta per corda la saetta fore. Petr. canz. 44. 2. Iv' entro ogni pensiero Scritto, e fuor tralucea si chiaramente, Che mi fea lieto, e sospirar sovente. G. V. 5. 35. 2. I cittadini di Parma, avendo ciò saputo per loro spie, come gente avvolontata, ma più come disperata usciron fuori tutti armati. Rim. ant. Guid. Cavalc. 62. Si che bagnati di pianto escon fore. Fr. Iac. T. 5. 34. 48. Non mi lassa uscir di fore. Borgh. Rip. 41. Uscl fuore l'acqua in gran copia. Red. Cons. 1. 156. Nulladimeno è necessario farsi ogni quattro giorni un serviziale, per cavar fuora degl' intestini quelle materie più grosse che saranno state staccate dal medicamento.

**S. I. Nota uso antico. Bocc. g. 4. n. 2. A frate Alberto trasse la maschera ec. Come la maschera fu fuori, così fu frate Alberto incontamente da tutti conosciuto.

** §. II. Fuora, e Fuori semplicemente: per Fuor di sè. Vit. SS. Pad. 2. 389. Non potendo più sofferire, si levò ritta, quasi tutta fuori, e voleva ec.

** S. III. Fuori, vale Lontano, Fuor di città ec. Dav. Tac. ann. lib. 3. cap. 58. Se per tanti anni si può senza rifarlo [il Flamine] uficiare, ben si potrà un anno star fuori Viceconsolo. [il Lat. ha: quanto facilius ab futurum, ad unius anni pro consulare imperium.] Cecch. Stiav. 3. 2. Bel colpo se'l mio Ippolito tornasse di fuori [di villa]. Čosi dicesi Tener uno fuori: Farlo stare in villa, lontano. Fior. S. Franc. 150. Essendo una volta Frate Ginepro in uno luoghicciuolo ec. tutti li Frati ebbono andare di fuori. Ivi: Frate Ginepro, tutti noi andiamo fuori, e però fa ec. E 151. Essendo tutti li Frati andati fuori, come detto ec.

S. IV. Furi, per Fuori a cagion della rima, disse Dant. Purg. 19. Se voi venite dal giacer sicuri, E volete trovar la via piuttosto, Le vostre destre sian sempre di furi.

FUORCHÈ, FORCHÈ, e FUORICHÈ. Particella eccettuativa, Salvo, Salvochè, Eccetto, Se non. Lat. præter, præterquam. Gr. wλnv. Bocc. nov. 19. 15. Niuno segnale da potere rapportare le vide, fuorichè uno, ch' ella n' avea sotto la sinistra poppa. E nov. 69. 5. E brevemente, fuorchè d' una, non mi posso rammaricare. Dant. Inf. 6. Elle giacen per terra tutte quante, Fuorch' una. E 17. E vidi spenta Ogni veduta, fuorchè della fiera. E Purg. 30. Tutti argumenti Alla salute sua eran già corti, Forchè mostrargli le perdute genti. E rim. 17. Io non domando, Amore, Fuorchè potere il tuo piacer gradire. Rim. ant. Inc. 124. Perchè si trova in lei Biltà di corpo, e d'anima bontate, Forchè le manca un poco di pietate.

FUORCHIUDERE. V. FORCHiúdere.

+FUOR FUORA, e FUOR FUORE. Da banda a

:

banda cioè dal di fuori al di fuori dall' altra parte. Lat. utrinque in utrumque latus. Gr. diangós · Varch. stor. 11. 358. Gli pose la mira al petto credendosi di passarlo fuor fuora. E 15. 590. Lorenzo alzato il saliscendo ec. disse signore dormite voi ed il dir queste parole, e l' averlo passato con una stoccata d'una mezza spada fuor fuora da una parte all' altra fu tutt' uno. Tac. Dav. ann. 14. 185. Mnestero liberto le accese il rogo, e si passò fuor fuore. E-stor. 1. 251. Da Giulio Caro ec. ne' fianchi fu passato fuor fuora. Red. Esp. nat. 56. Quantunque fosse passato fuor fuora da molte palle di moschetto.

FUORICHE. V. FUORCHÈ.

* FUORISCARPA. T. de' Milit. V. CONTRASCARPA. Grassi.

+ ** FUORIUSCITO. Ortogr. non usata. Fuoruscito. Bemb. 4. 50. L' avea minacciato di rimettere i fuoriusciti in Bologna, e cacciarlo di quella Signo

ría.

FUORMISURA. V. FORMISURA.

(*) FUORVÓGLIA. V. FORVOGLIA.

FUORUSCITO. Bandito, Cacciato dalla patria. Lat. exul, profugus. Gr. qvyás, éžóçiços. Tac. Dav. ann. 2. 49. In Baviera passò il Danubio, e scrisse a Tiberio non da fuoruscito, o supplicante, ma da chi e' soleva essere. Ar. sat. 7. Che lungamente io sia stato di questi Medici amico ec. Quando eran fuorusciti, e quando foro Rimessi in istato. Varch. stor. 15. 611. Partitisi, anzi fuggitisi i fuorusciti, e fatto, come diceva il volgo, un sacco di gatte. Stor. Eur. 7. 155. Non cessava, secondo l'usanza de' fuorusciti, di ghiribizzare il dì, e la notte, com'e' potesse tornare a ca

sa.

S. E per similit. Boez. Varch. 1. 5. Chi si contiene dentro dello steccato, e riparo di lei, può star sicuro, che mai non ne sarà fuoruscito [ cioè cacciato ].

+FURACE. Add. Furante, Che fura. Voce poco usata. Lat. furax. Gr. xλettixos. Alam. Colt. 5. 135. Vedra gli altri fuggir, nè pur di questi, Ma d' ogni altro animal nocente all' erbe, Nocente al seme uman l'impia lumaca, La furace formica, il grillo infesto.

+ ** FURAMENTO. Voce poco usata. Rubamento Furto. Lat. furtum. Gr. xλown. Fav. Esop. 148. Temendo del furamento del ladrone, ritornò alle forche, e 'l ladro era tolto, e spiccato.

+ (*) §. E per similit. But. Inf. 20. 1. Ed è sacrilegio furamento del culto, che si dee dare a Dio, a darlo a' demonj, e agl' idoli.

+ FURANTÉ. Voce poco usata. Che fura. Lat. furans, surripiens. Gr. xλéπTWY, XλOTEÚWY. Maestruzɛ. 2. 30. 2. Sacrilegio è una violazione della cosa sagrata, ovvero usurpazione, ed è detta quasi sacri lædium cioè, che offende la cosa sacra, ovvero furante la co

sa sacra.

+FURARE. Rubare. Voce poco in uso. Lat. furari. Gr. xλéπTHY. Bocc. nov. 40. tit. E i prestatori d'aver l'arcata furata son condennati in denari. Tes. Br. 1. 28. La quale [Elena] fu furata da Paris figliuolo del Re Priamo di Troia. Dant. Par. 13. Per vedere un furare, altro offerere. Petr. son. 210. E venga tosto, perchè morte fura Prima i migliori, e lascia stare i rei. Guar. past. fid. 1. 3. E le membra al riposo, e gli occhi al sonno Furando anch' io so desiar l'auro

га.

S. In signific. neutr. pass. Furarsi da luogo, o da persona vale Partirsi nascosamente, Fuggirsi. Lat. subterfugere, suffugere. Gr. væε×þeÚyav. M. V. 3. 85. Il loro Re furandosi dal suo esercito, fu in Mugello preso, e morto.

+ FURATO. Add. da Furare. Voce poco usala,

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