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« medesimo innalzato al grado di comite « e quindi ai sommi di legato e di pro

console, niuna meraviglia ci rechera, che « Statilio Tauro, ed altri a sommi onori innalzati, dalla provincia medesima tratti (Carli Ant. Ital.

་ abbiano i loro natali >>> T. II p. 71. 72. 73).

Il nostro istriano Palpellio seguì la sua carriera negli onori e nelle cariche gradatamente, mentre il vediamo pretore, tribuno della plebe, decemviro litibus judicundis, tribuno militare della legione XIIII di Germania, oltre di essere stato comite e legato di Claudio, e proconsole di Augusto.

Cajo Prerio Felice Napolitano memore dei beneficj ricevuti dal nostro Palpellio gli eresse il presente monumento di riconoscenza; e noi erigiamone un secondo allo stesso Prerio, per averci conservate con questa lapida le notizie tutte spettanti ad un illustre nostro concittadino, qual fu Sesto Palpellio.

EQUITI O CAVALIERI ROMANI. 4.

6. MARCO SEMPRONIO Successione equite Istriano. romano abbiamo da una lapida esistente în Parenzo in casa del Polo, e pubblicata dal Muratori (pag. DCCCLI. 3); nè maravigliarci dobbiamo di ritrovare in provincia monumenti di equiti romani, se agl' istriani e l'onore del consolato e di altre cariche e dignità dell'impero, furono concesse.

7. CAJO BASILIDE equite romano si ri- di Pola, leva da un'inscrizione in Pola riferita anche dal Grutero (pag. cccLXXXIV. 4). ( Carli Ant. Ital. T. II p. 74)

8. MARCO AURELIO MENOFILO pure ca- di Pola. valiere, onorato del pubblico cavallo, sacerdote tusculano, edile polense, ci dimostra un' inscrizione dal Grutero riferita (pag. CCLXIII), dalla quale rileviamo che fu figlio di un Menofilo liberto degli Augusti, de' quali s’ignora il nome, ma da quello assunto dal nostro equite romano può dedursi, che Menofilo il padre ricevuto avesse la libertà dagli

di Parenzo

imperatori M. Aurelio, e Lucio Vero (Carli Ant. Ital. T. II p. 75. 76 ).

9. LUCIO CANZIO SETTIMINIO della tribù Lemonia cavaliere, cioè onorato del pubblico cavallo ed innoltre flamine, e patrono della colonia Ulpia dei parenzani, il quale passò per tutte le magistrature municipali di Parenzo, fu prefetto e patrono del colleggio de' Fabri, ed al quale i duumviri di Parenzo, con una colletta di denaro, eressero la di lui statua in un luogo stabilito per decreto dei decurioni, con bellissima iscrizione, la quale scritta sopra un gran basamento si vede nella piazza Marafor di Parenzo, e da me illustrata nel Saggio dell' Anfiteatro di Pola pag. 110 edizione del 1822 in Venezia per Giuseppe Picotti.

SENATORI. I.

Anno 138 di Cris.

10. FABIO SEVERO triestino fu senatore romano al tempo dell' imperatore Antonino Triestino Pio, al quale era carissimo.

A questo illustre cittadino della repubblica tergestina, fu decretata ed eretta nella parte più celeberrima del foro, ossia della piazza, una statua equestre dorata, nella cui base (la quale tuttora si vede in Trieste appoggiata alla facciata della chiesa di S. Piero) leggesi un' ampla onorevolissima inscrizione, che daremo più abbasso, ridotta a chiaro intendimento delle Sigle, tratta dal Carli (Ant. Ital. T. II. p. 77.)

Da questa inscrizione riscontriamo, che Fabio Severo sino dalla prima gioventù, mostrando sempre senno virile, portò immensi benefizj alla sua patria, avendo colla sua eloquenza patrocinate, trattate e vinte molte importantissime cause presso i magistrati di Roma, e presso l'imperatore Antonino Pio, senza dispendio alcuno dell' erario di quella repubblica.

TOMO I.

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I vantaggi però si accrebbero vieppiù allorchè divenne senatore, avendo esso desiderato questa dignità unicamente, per avere mezzo più opportuno di prestarsi maggiormente a beneficio della sua patria.

Fra le grazie ed i favori ottenuti, celebrasi particolarmente l'avere impetrato che i carni, ed i catali, assegnati da Augusto alla repubblica tergestina, potessero, per mezzo del censo essere ammessi per gradi dell' edilità nella curia triestina, e con ciò divenire cittadini romani: la quale ammissione portava sommo vantaggio all' erario, ampliava la città con maggior numero di cittadini, ed alleggeriva il peso del decurionato, che in pochi si rendeva pesante.

Gratissimi i triestini a tanti benefizj, dichiarano essere loro dovere, se possibile fosse, portarsi tutti in Roma alla di lui presenza, per rendergli il dovuto ringraziamento; ma che ciò essendo ad essi pesante, e contrario alla verecondia di Severo, erigevano quella statua equestre dorata, per eterna mcmoria, colla inscrizione del decreto; ed incaricavano il padre di esso Severo far noti al

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