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INSTI

UNIVERSITY

15 NOV. 1926

OF OXFORD

LIBR

Qui puote esser tormento, ma non morte.

Dante Purg.

ANDREA RUBBI

Sollevate gli animi vostri, cortesi amici,

dalle bolge infernali. Il poeta vi trasporta a men cruda regione. Strane cose egli vide nel suo Purgatorio. Ma ricordatevi, che il suo poema è il racconto d' una visione, e che ha nome commedia. Chi può contrastare ad un 'uomo grande ciò che crea la sua immaginazione? Chi può dar legge ad un estro, che vuol confrontare nell' idee dell' immenso i costumi del suo secolo? Chi puo reggere all'urto d'una fantasia ingegnosa, che cerca termini da esprimersi, e non li trova? Quest'è Dante. Il miscuglio di sacro e profano è pur biasimevole. Ma chinon ravvisa nel maneggio si' assurdo di cose un non so che in Dante di dignitoso, che voi cercate in vano in Camoens, in Milton, e nel Sanazzaro de partu Virginis? Questa è la superiorità che ha Dante su tut

ti gli altri poeti anche non italiani. Il ridicolo che ci presenta è secondo il titolo dato al poema; l'oscuro in che cade è secondo la lingua si informe ne' suoi principj; l'irregolarità della condotta è secondo l'idea da lui propostasi di visione. Ma il patetico, il sublime, l'energico di questo capo d'opera di poesia conferma il giudizio di ben quattro secoli, che immortalarone Dante malgrado i suoi non leggieri difetti. Io non voglio che impariate la teologia in lui come Anton Maria Salvini, nè she vi cerchiate a sposa una zitella per nome Beatrice in memoria della sua diva; molto meno che in grazia sua divenghiate ghibellini di setta e di cuore. Questo sarebbe uno sviamento di ragione assai più che poetico Mi basta che dal poema di Dante apprendiate il grande; che lo ammiriate anche in ciò in ch' egli or non è più da imitare. Egli nel secolo decimottavo penserebbe ugualmente che nel decimoquarto; ma verseggerebbe alla foggia nostra. E dovrem noi dire che la perfezion della lingua italiana abbia snervato ne' nostri poeti lo stile? Io lascio a voi, cortesi amici, il pronunziare una proposizione, di cui temerei la verità. E mi vi raccomando.

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Vidi presso di me

un

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veglio solo, Degno di tanta reverenza in vista, non dee a padre alcun figliuolo.

Che più

DEL PURGATORIO

-CANTO PRIMO.

PEr correr miglior'acqua alza le vele

Omai la navicella del mio ingegno,
Che lascia dietro a se mar sì crudele :
E canterò di quel secondo regno,
Ove l'umano spirito si purga,
E di salire al ciel diventa degno.
Ma qui la morta poesia risurga,
O sante Muse, poi che vostro sono,
E qui Calliopéa alquanto surga,

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